ROMA- Un Big Mac, hamburger di Mc Donald’s, costa in Italia 4,30 dollari, meno che in America, negli Usa dove ne costa 4,93 ma più che nella maggior parte dei Paesi del mondo, Germania inclusa, dove costa 3,86 dollari.
La classifica dei prezzi del Big Mac di Mc Donald’s è stata elaborata dal settimanale inglese The Economist, che però nella sua tabella fa na media della aera euro e è stata rielaborata dai giornalisti tedeschi della Bild, con singoli Paesi e relativi prezzi.
Il Big Mac di Mc Donald’s lo si trova quasi ovunque nel mondo, dovunque avrà lo stesso sapore per via degli ingredienti standard, ma non lo stesso prezzo in tutti i Paesi dove ci è possibile mangiarlo.
Chi si è preoccupato di fare questa ricerca, che non è semplice curiosità giornalistica ma rivolge lo sguardo all’economia, è stato il settimanale britannico The Economist.
Da 30 anni The Economist elenca in quali Paesi il Big Mac è più caro ed in quali è più economico e lo fa attraverso il Big-Mac-Index, un indice economico inventato nel 1986 dai giornalisti del settimanale che è un indicatore di comparazione delle valute e ci dà un’idea di quanto una valuta è sopravvalutata o sottovalutata rispetto alle altre.
Quest’anno il Big-Mac-Index ha rivelato che mentre un Big Mac negli Stati Uniti costa 4,93 dollari, in Germania costa 3,86 dollari. Il più caro è il Big Mac che si compra in Svizzera, mentre quello più economico in Venezuela, dove un Big Mac costa 0,66 dollari.
Nel 2015, invece, il burger in Ucraina era ancora il più economico rispetto al dollaro mentre quest’anno la Russia e l’Ucraina sono praticamente alla pari.
Che cosa indica l’indice Big Mac?
Quest’anno ha rivelato che la maggior parte delle valute ha perso potere d’acquisto rispetto al dollaro USA.
Così è emerso che, tra le altre valute, l’euro è attualmente sottovalutato rispetto al dollaro del 19 per cento. Anche il Giappone esce perdente dal confronto col dollaro con lo Yen sottovalutato del 37 per cento.
Secondo il giornale tedesco Bild: questo andamento è guidato da una forte economia americana, dall’aumento dei tassi di interesse e dal fatto che le banche centrali dell’euro-zona e del Giappone allentano sempre di più la loro politica monetaria.
Il crollo dei prezzi delle materie prime di contro ha indebolito le valute degli esportatori di materie prime come la Russia e il Brasile; i Big Mac in questi Paesi sono molto economici per gli americani.
Ma perché proprio il Big Mac?
Nel 1986 i giornalisti del The Economist scelsero la catena di fast-food americana poiché il Mc Donald’s già allora aveva delle filiali in diverse parti del mondo e quindi il Big Mac poteva essere considerato un bene di consumo idoneo ad essere immesso in un paniere di beni di consumo.
Nonostante il successo in tutto il mondo la catena Mc Donald’s non è profittevole dovunque e sta cominciando a sentire le turbolenze sui mercati valutari.
Negli ultimi mesi McDonald’s ha guadagnato molto in borsa ma nel mercato domestico il gigante del fast-food combatte una rovinosa guerra dei prezzi contro i concorrenti Burger King e Wendy’s.
L’attuale battaglia dei prezzi: $ 2.50 (2.30 euro) per un menù economico fatto da doppio cheeseburger e patatine.
Il Big-Mac-Index, si legge sul Sole 24ore che
“È un indicatore di comparazione delle valute. e si basa sul principio della parità dei poteri di acquisto. I confronti possono prendere come punto di partenza il dollaro, ma anche l’euro. L’assunto di fondo è che il tasso di cambio tra due valute dovrebbe tendere naturalmente ad aggiustarsi in modo che un paniere di beni abbia lo stesso costo in entrambe le valute. Il bene preso in considerazione è il panino Big Mac della Mc Donald’s, diffuso in tutto il mondo.
Il calcolo è facile: basta dividere il costo di un Big Mac in una nazione (nella sua valuta) per il costo di un Big Mac nell’altra nazione (nella sua valuta). Questo valore viene confrontato con il tasso di cambio attuale: se è più basso, allora la prima valuta – secondo la teoria della parità del potere d’acquisto-è sottovalutata rispetto alla seconda, mentre se è più alto, allora la prima valuta è sopravvalutata”.
Nel corso del tempo, l’indice Big Mac è diventato una sorta di standard globale. Lo si trova già da tempo in diversi libri di economia.