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Quel biglietto amaro: andare sui mezzi pubblici ci costa il 31,4% in più, record a Imperia, da 0,90 a 1,5 euro

di Alessandro Avico |17 Luglio 2011 20:53

ROMA – Prendere l’autobus, il tram, la metropolitana, non conviene più tanto. Negli ultimi 10 anni infatti i prezzi di biglietti e abbonamenti sono aumentati del 31,4%. Una cifra spropositata se si pensa ad un mercato che non conosce crisi.

Di città in città l’aumento dei biglietti varia, l’unica costante è che il rincaro c’è. Biglietti di bus e metro più cari del 20% quindi a Bologna, Brescia e Livorno. Del 25%a Genova. Addirittura del 67 a Imperia, la città dove l’auomento è maggiore. Poi rincari per chi viaggia in treno del 25% in Liguria, del 16 nelle Marche, di oltre il 12 in Lombardia.

Un buco di oltre 400 milioni di euro nelle casse degli enti pubblici locali, promessi come reintegro dal governo e mai arrivati, rischia però ora di portare nuove sorprese: ulteriori aumenti per i 15-16 milioni di italiani che ogni giorno usano i mezzi pubblici urbani (un altro milione e mezzo si sposta in treno).

Tutto è iniziato con la manovra anti-crisi di Tremonti dello scorso maggio: 7,8 miliardi di trasferimenti in meno agli enti locali, con un’immediata ripercussione sulla spesa per il trasporto pubblico. Un taglio pesante per colmare il quale lo scorso 16 dicembre il governo ha approvato il reintegro di 400 milioni incassando il via libera delle Regioni ai decreti sul federalismo fiscale. I trasferimenti si sono in ogni caso ridotti. E così sono partiti i piani di contenimento delle Regioni.

Secondo i dati delle aziende di trasporto associate ad Asstra, riportati dal Corriere della Sera, il Molise ha programmato un taglio annuo del 41%, la Campania ne ha deliberato uno del 23%, la Liguria del 12, il Veneto dell’ 11, l’Abruzzo del 10, la Lombardia del 7,9%. La Toscana ha previsto di diminuire di 7 milioni di euro le spese per il trasporto su rotaia (-3%) e di 18 quelle per il trasporto su gomma (-9). L’Emilia Romagna ha calcolato una riduzione del 3%per il primo, del 5 per il secondo. Il Piemonte ha ipotizzato un -5%(-15 in tre anni) ma non ha ancora deliberato. Tagli di spesa che si sono accompagnati a una riduzione dei servizi e a rincari delle tariffe per i consumatori. Cresciute in dieci anni, come dicono i dati della Cgia di Mestre, del 31,4%(quelle dei trasporti urbani, in 7a posizione) e del 43 (quelle dei treni, al terzo posto dopo acqua potabile e raccolta rifiuti).

“Tra le prime a muoversi è stata la Liguria che ha aumentato del 25%i ticket dei treni e del 15 gli abbonamenti”, dice Sergio Veroli, vicepresidente di Federconsumatori. Va a Imperia il record dei rincari: “Più 67%per il biglietto (da 90 centesimi a 1,5 euro e da 60 a 90 minuti di validità) e più 52%per l’abbonamento mensile (da 31,5 a 48 euro)”, dicono i dati Asstra. Anche a Genova oggi il biglietto urbano costa 1,5 euro per 100 minuti: è aumentato del 25%. Per l’abbonamento mensile si spende il 19% in più.

A Lodi biglietti più cari del 33 e abbonamenti del 36%. A Perugia (da settembre) del 50 e del 31%. Ticket urbani cresciuti del 20% a Bologna, Brescia, Ferrara, La Spezia, Lecco, Livorno e Parma. A Milano, dove a maggio si va alle urne, il biglietto di tram e metro continua a costare un euro. Come a Torino. Ma in Lombardia è partita una prima tranche di aumenti: più 10% per i bus, più 12,39 per i treni. Un secondo balzo all’insù, vincolato al miglioramento di standard di qualità, è poi previsto per maggio.

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