Bitcoin, troppo presto per una legge sulla moneta virtuale? La proposta di Sel

Bitcoin: c’è un primo tentativo in atto in Italia di legiferare sulla moneta virtuale, nata nel 2009. Un emendamento presentato da Sergio Boccadutri di Sel al decreto Destinazione Italia (n.145 del 2013) cerca di fissare alcune regole nell’oscuro mondo del bitcoin, un sistema di pagamento digitale criptato e non tracciabile che è diventato uno dei preferiti dai trafficanti e da chi ricicla il denaro sporco. Che cos’è un Bitcoin? Per esteso lo spieghiamo qui. In sintesi è uno strumento di pagamento che non fa capo a nessuna banca. Il bitcoin non hanno un numero seriale né un qualsiasi meccanismo che possa farne rintracciare l’utilizzatore. L’anonimato è dunque garantito. Questa caratteristica rende il bitcoin particolarmente apprezzato dai promotori dalla privacy ma anche dagli spacciatori. Gli scambi di bitcoin avvengono tramite un sistema P2P (da utente a utente, tot bitcoin in cambio di tot beni, servizi e anche valuta). Boccadutri ha pubblicato su Twitter il testo del suo emendamento, che più che “introdurre il Bitcoin” cerca di rintracciare chi lo utilizza. Il testo definisce il Bitcoin come “la crittovaluta elettronica complementare utilizzata a mezzo scambio senza finalità di riserva di valore sulle reti di comunicazione elettronica”. L’intenzione è quella di identificare i titolari delle “transazioni superiori ai 1.000 euro” con modalità da stabilire “entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione” con “apposito decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze” e di applicare “alle operazioni di pagamento effettuate tramite Bitcoin o altre crittovalute le disposizioni […] in materia di antiriciclaggio”. Il pionieristico e coraggioso tentativo è quindi quello di regolamentare e tracciare la circolazione delle monete digitali. Il Corriere.it ha intervistato Guido Scorza, avvocato esperto di questioni “digitali”. Per Scorza provare adesso a legiferare sul Bitcoin è prematuro, innanzitutto perché i singoli Stati europei:
Bitcoin, troppo presto per una legge sulla moneta virtuale? La proposta di Sel
Il testo dell’emendamento di Sergio Boccadutri di Sel, pubblicato su Twitter

ROMA – Bitcoin: c’è un primo tentativo in atto in Italia di legiferare sulla moneta virtuale, nata nel 2009. Un emendamento presentato da Sergio Boccadutri di Sel al decreto Destinazione Italia (n.145 del 2013) cerca di fissare alcune regole nell’oscuro mondo del bitcoin, un sistema di pagamento digitale criptato e non tracciabile che è diventato uno dei preferiti dai trafficanti e da chi ricicla il denaro sporco.

Che cos’è un Bitcoin? Per esteso lo spieghiamo qui. In sintesi è uno strumento di pagamento che non fa capo a nessuna banca. Il bitcoin non hanno un numero seriale né un qualsiasi meccanismo che possa farne rintracciare l’utilizzatore. L’anonimato è dunque garantito. Questa caratteristica rende il bitcoin particolarmente apprezzato dai promotori dalla privacy ma anche dagli spacciatori. Gli scambi di bitcoin avvengono tramite un sistema P2P (da utente a utente, tot bitcoin in cambio di tot beni, servizi e anche valuta).

Boccadutri ha pubblicato su Twitter il testo del suo emendamento, che più che “introdurre il Bitcoin” cerca di rintracciare chi lo utilizza.

Il testo definisce il Bitcoin come “la crittovaluta elettronica complementare utilizzata a mezzo scambio senza finalità di riserva di valore sulle reti di comunicazione elettronica”. L’intenzione è quella di identificare i titolari delle “transazioni superiori ai 1.000 euro” con modalità da stabilire “entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione” con “apposito decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze” e di applicare “alle operazioni di pagamento effettuate tramite Bitcoin o altre crittovalute le disposizioni […] in materia di antiriciclaggio”. Il pionieristico e coraggioso tentativo è quindi quello di regolamentare e tracciare la circolazione delle monete digitali.

Il Corriere.it ha intervistato Guido Scorza, avvocato esperto di questioni “digitali”. Per Scorza provare adesso a legiferare sul Bitcoin è prematuro, innanzitutto perché i singoli Stati europei:

“non hanno la possibilità di introdurre una moneta nuova. L’intento non può essere quello di dire che da domani in Italia si userà anche il Bitcoin, si tratta di un problema di competenza dell’Unione europea”. Provare ad anticipare una decisione di Bruxelles ci metterebbe nella stessa situazione della Web tax, la norma per tassare gli introiti delle Web company statunitensi approvata dopo un lungo dibattito e rinviata di sei mesi in zona Cesarini per rimettersi al parere dell’Ue”.

Inoltre il discorso delle valute digitali e delle “crittovalute” non si esaurisce con i Bitcoin: ci sono tanti altri sistemi alternativi. Poi c’è il problema del valore del Bitcoin, ancora troppo oscillante:

“Boccadutri lo prende in considerazione definendo la valuta utile allo scambio e non a fini di deposito”. Dice, in sostanza, di voler regolamentare gli acquisti ma non prende in considerazione l’accumulo, e quindi il valore oggettivo di quello di cui sta parlando. Il problema attuale della moneta elettronica è proprio la volatilità del valore. Nel giro di poche ore si può oscillare di cifre ancora importanti, aspetto che la rende quasi più appetibile per chi vuole investire un po’ di soldi piuttosto che per gestire le somme accumulate per effettuare i pagamenti.

In conclusione, secondo Scorza,

“non ci sono ancora i requisiti tali da consentire a un legislatore di sbilanciarsi”.

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