Boeri: pensione prima in cambio di meno soldi? No, costa 8,5 miliardi all’anno

Boeri: pensione prima in cambio di meno soldi? No, costa 8,5 miliardi all'anno
Boeri: pensione prima in cambio di meno soldi? No, costa 8,5 miliardi all’anno

ROMA – Per il presidente dell’Inps Tito Boeri non è possibile far andare prima in pensione i lavoratori, in cambio di una pensione più bassa. In un’audizione alla Camera Boeri ha bocciato la proposta di legge Damiano-Baretta, che in cambio di un 2% di soldi in meno all’anno darebbe la possibilità di andare in pensione con 62 di età e 35 di contributi, a coloro i quali avrebbero maturato una pensione mensile pari a una volta e mezzo quella minima (500 euro circa).

I tagli dell’assegno – ha spiegato Boeri – sono “inferiori a quello che sarebbe necessario” per una neutralità di lungo periodo dell’intervento sui conti pubblici. I requisiti, mancando le finestre, sarebbero addirittura “più favorevole della legge 247/2007″ (la legge Damiano di riforma dello ”scalone”). Se dovessero aderire all’opzione tutti coloro che hanno i requisiti – ha spiegato il presidente Inps – ci sarebbe un disavanzo annuo di 8,5 miliardi. Un disavanzo che nel 2019 potrebbe arrivare fino a 10,6 miliardi di euro.

No quindi alla “staffetta generazionale” per introdurre maggiore flessibilità nell’accesso verso la pensione sia per i pesi sulla fiscalità generale sia per le distorsione che rischia di creare. ”In nome di questa filosofia abbiamo avuto una eredità pesante per la finanza pubblica”.

È invece “condivisibile” per Boeri l’estensione della platea dell’opzione donna perché prevede l’utilizzo del sistema contributivo per il calcolo della pensione anche per chi aveva una parte della pensione calcolata con il retributivo. Fino al 2015 le donne con 57 anni di età e 35 di contributi possono andare in pensione.

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