Bonus bancomat come funziona: incentivi agli esercenti sotto forma di credito d’imposta, niente ai consumatori

Dopo aver abolitoil cashback, il governo Draghi ha deciso di introdurre un bonus. Si tratta del bonus bancomat che prevede esclusivamente incentivi per esercenti e professionisti che adottano sistemi di pagamento elettronici. A prevederlo è il decreto Lavoro e imprese, lo stesso che ha abolito il cashback di stato. Le agevolazioni sono solo sotto forma di credito d’imposta. I crediti d’imposta sono quindi utilizzabili “esclusivamente” in compensazione. Per ottenere lo sconto sulle tasse si dovrà quindi produrre al commercialista i documenti attestanti le spese sostenute.

Bonus bancomat, come funziona

La misura offre alle partite Iva la possibilità di compensazioni in dichiarazione dei redditi riguardo l’imposta sulle commissioni e le spese effettuate nel dotarsi degli strumenti di pagamento elettronico come il Pos. Il Governo prosegue quindi l’impegno assunto con il piano Cashless Italia spostando però l’incentivazione. Il cashback di Stato sospeso prevedeva infatti incentivi rivolti anche ai consumatori: In questo caso gli incentivi vanno invece agli esercenti e ai venditori di beni e servizi che permettono il pagamento elettronico, lasciando completamente a bocca asciutta i consumatori. 

Credito d’imposta al 100% su commissioni addebitate all’esercente 

La prima novità riguarda l’aumento del credito d’imposta dal 30% al 100% per le commissioni addebitate all’esercente in caso di pagamento elettronico ricevuto con sistemi che permettono la transazione con carte di credito, debito o altri sistemi evoluti e maturate. Essendo, la norma, subentrata dopo l’abolizione del cashback, il periodo preso in considerazione parte dal primo luglio 2021 e termina il 30 giugno 2022.

La seconda novità punta invece ai costi per l’acquisto, il noleggio o l’utilizzo dei Pos, nonché le spese di convenzionamento e collegamento tecnico. Il credito d’imposta dipenderà anche dagli incassi annuali dell’esercente ed anche dalla tipologia dell’aparecchio. Il limite massimo è di 160 euro per soggetto e riguarderà sempre il periodo luglio 2021-giugno 2022.

Il credito d’imposta consiste nel 70% della spesa per tali strumenti in caso di ricavi e compensi entro i 200mila euro. Scende al 40% per la fascia dai 200mila al milione di euro, 10% per i soggetti ricompresi tra un milione e 5 milioni di euro, zero per i titolari di partita Iva che guadagnano più di 5 milioni di euro. 

Per quanto riguarda la tipologia dell’apparecchio, il credito d’imposta può arrivare a un massimo di 320 euro nel caso l’esercente si dotasse, nel corso del 2022, di uno strumento di ultima generazione che consenta anche la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica. Anche in questo caso il credito può arrivare al 100%, al 70% e al 40% per le stesse fasce di ricavi e compensi.

 

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