Che fine hanno fatto molti dei bonus e degli incentivi previsti dalla Legge di Bilancio, dal DL Coesione e dalla riforma fiscale?
A un anno dall’approvazione della legge delega sulla riforma fiscale, risultavano approvati soltanto diciassette provvedimenti attuativi su sessantadue. Risultato? Ancora oggi è impossibile conoscere la forma concreta di tante misure previste dai decreti legislativi adottati dalla fine dello scorso anno.
Ci sono poi i bonus e gli incentivi presentati con grande enfasi e ancora in attesa di istruzioni. Nessun bando ufficiale, nessuna chiarezza su requisiti, modalità di richiesta e fondi disponibili. Per affrontare questi evidenti ritardi il Governo sembra puntare su norme pronte all’uso, lasciando di fatto in sospeso quelle non autoapplicative (che richiedono un ulteriore passaggio burocratico per diventare concrete).
Poco meno di un anno fa, l’esecutivo festeggiava dall’approvazione della Legge di Bilancio, presentando nuovi incentivi e nuovi bonus utili per rilanciare l’economia, mitigare le situazioni di disagio e migliorare la vita degli italiani. Anche in questo caso, però, il Governo ha sbloccato meno della metà delle norme non autoapplicative. È per esempio in stand by il bonus per le spese veterinarie sostenute dagli over 65. Restano in sospeso anche i percorsi di aggiornamento professionale per i titolari di partita IVA che accedono all’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa (ISCRO).
Il primo settembre sarebbero dovuti poi partire gli incentivi per le assunzioni e l’autoimprenditorialità, i sussidi e i bonus previsti dal Decreto Crescita. Ma anche in questo caso è ancora tutto fermo: i possibili beneficiari sono ancora in attesa delle istruzioni e delle pubblicazioni dei bandi. Come anticipato, il Governo pensa di poter recuperare tempo riducendo al minimo l’approvazione di norme che non sono auto applicative. Ma basterà per risolvere la questione della lentezza burocratica? Il Governo, consapevole forse dei limiti oggettivi di applicabilità delle proprie nuove politiche, ha scelto di evitare lì dove possibile i decreti attuativi necessari per rendere operativi bonus e altre misure.
Incentivi, sgravi e bonus in stand-by: i ritardi del Governo esasperano i possibili beneficiari
Il Decreto Coesione è stato approvato a maggio, ma mancano più di venti provvedimenti necessari per rendere concreto il pacchetto di novità. Non c’è traccia dei nuovi bonus assunzione che dovevano essere operativi dal primo settembre. E tutto è fermo sugli incentivi destinati agli over 35 impiegati in micro e piccole imprese attive nel Meridione, alle donne e ai giovani. Stessa cosa per il bonus da 500 euro per i disoccupati che vogliono affrontare una nuova iniziativa imprenditore in settori strategici.
Tutte le nuove misure, formalmente, sono già applicabili, ma mancano le istruzioni per poterne beneficiare. I soldi dei bonus e degli incentivi non sembrano così vicini a essere corrisposti agli aventi diritto, dato che non sono nemmeno partite le richieste di accesso alle misure. Può apparire strano ma non lo è: è avvenuta la stessa cosa anche con la Legge di Bilancio.
Per il Decreto Coesione mancano ancora l’autorizzazione da parte della Commissione Europea, il decreto del Ministero Lavoro (con le modalità attuative) e la circolare dell’INPS, con le modalità di effettuazione della domanda da parte del datore di lavoro o del lavoratore.
L’incremento di norme autoapplicative ha permesso all’esecutivo di liberare la maggior parte delle risorse complessivamente stanziate per gli esercizi finanziari 2022, 2023 e 2024, ma non sembra aver determinato un cambio di passo per arrivare a una maggiore velocità in termini burocratici, formali e di operatività.