ROMA – Bonus Renzi: 80 € sconto Irpef fino a 26mila. Ipotesi sconto Inps sotto 8mila. Il Governo Renzi è determinato a mettere in busta paga da maggio 80 euro per i dipendenti fino a 25/30 mila euro, più complicato è capire come avverrà il taglio Irpef da 10 miliardi. Due le novità del meccanismo che ancora deve essere messo a punto (la prima settimana di aprile dovrà essere pronto). La prima che il bonus Renzi potrebbe essere esteso anche ai cosiddetti incapienti, i quali non pagando Irpef sotto gli 8 mila euro, sarebbero esclusi dal provvedimento. La seconda, viste le difficoltà di reperimento delle risorse e la necessità di non sforare nel rapporto deficit/Pil al 3%, è quella di un bonus una tantum per quest’anno, appunto di 80 euro mensili, con rinvio del taglio Irpef da 10 miliardi strutturale dal prossimo anno in previsione di un miglior andamento dei conti.
Bonus sotto gli 8 mila euro. Dal momento che non è utilizzabile la leva fiscale dell’Irpef, si ragiona sulla possibilità di scontare i contributi pensionistici, lavorando a quel 9,88% dello stipendio lordo che, progressivamente, può essere azzerato o ridotto senza però intaccare il monte previdenziale.
Restano le detrazioni Irpef: chi, quanto. Nessun bonus in busta paga per i lavoratori dipendenti: lo ha confermato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, secondo cui il governo continua a lavorare piuttosto su interventi che riguardino Irpef e detrazioni. Gli aumenti della detrazione partiranno dagli 8.000 euro l’anno circa ma arriveranno alla cifra tonda di 1.000 euro solo intorno a 18.000. Una volta assicurato lo sconto promesso a chi guadagna tra i 20 e i 30 mila euro l’anno, i benefici dovrebbero scemare per esaurirsi sostanzialmente intorno ai 35 mila euro, invece che all’attuale soglia delle detrazioni per lavoro dipendente fissata a 55 mila euro.
Le coperture. Il taglio all’Irpef da maggio a dicembre costa 6,6 miliardi di euro. Cifra non facile da reperire e sulla quale il Governo sta lavorando proprio in questi giorni in vista della messa a punto del Def, il documento di economia e finanza che dovrebbe essere presentato al Cdm e Poi al Parlamento nei primi giorni di aprile. Molte le ipotesi sul tappeto per reperire la cifra, anche se alcune di difficile attuazione. Come ad esempio molte voci indicate nella spending review da Carlo Cottarelli sulle quali però (vedi il contributo pensioni che avrebbe un impatto di poco più di 1 miliardo) il premier, Matteo Renzi, sembra aver decisamente frenato.
Questo anche perché – spiegano fonti di governo – l’effetto di alcune misure della spending sarebbe “dilatato nel tempo” mentre l’impegno è tagliare già dalle buste paga che arriveranno ai dipendenti il prossimo martedì 27 maggio. E i tempi sono lunghi anche per il rientro dei capitali e l’accordo con la Svizzera e anche per avere in cassa i soldi che arriveranno dal calo degli interessi pagati sui titoli pubblici. Ma almeno la metà della cifra necessaria potrebbe ‘liberarsi’ in modo quasi automatico.
E senza danni a livello europeo. Se infatti, come calcolano anche all’interno del governo, le misure annunciate da Renzi fossero attuate si stima un beneficio in termini di maggior crescita di 0,5 punti di Pil. Che aggiunti agli 0,6 già stimati dall’esecutivo porterebbero la crescita quest’anno all’1,1%. L’effetto positivo si trasmetterebbe al rapporto deficit-Pil che calerebbe a sua volta di 0,2 punti (al 2,4% rispetto al 2,6% già stimato). Si libererebbero così 0,2 punti di deficit (cioè 3,2 miliardi) senza neanche toccare le stime e rimanendo decisamente lontani dal limite del 3% ed evitando così sia di dover contrattare con la Commissione Ue, che tra l’altro si è già mostrata decisamente fredda all’ipotesi.
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