ROMA – Le Borse europee vanno in affanno e lo spread italiano, e non solo, torna a salire a livelli da allarme. Il perché va cercato soprattutto in tre Paesi: Grecia, Germania e Francia. Basta mettere in fila qualche elemento delle ultime cronache politiche europee per capire la ragione di tanta agitazione sui mercati del nostro continente. Il dato più recente arriva dalla Germania, dove Angela Merkel ha appena ricevuto una sonora batosta elettorale. Nel Nordreno-Westfalia, lo Stato più popoloso della Repubblica federale, considerato la Lombardia tedesca, i socialisti hanno stravinto. Il che, sommato alla vittoria di François Hollande in Francia (altro dato politico recentissimo), vuol dire soprattutto una cosa: gli elettori europei si sono stancati del rigore e della politica fin qui impressa alla Ue dal duo Merkel-Sarkozy. In Grecia, anello debolissimo dell’area euro, nessuno sembra riuscire a formare un governo mentre alla riunione dei ministri delle Finanze europei di lunedì nessuno fa mistero che l’argomento più gettonato è un’ipotesi di area euro senza Atene.
Non solo. Il Sole 24 Ore scrive che che a Bruxelles è in programma una “riunione ristretta tra le autorità Ue più Mario Draghi per la Bce, poi l’Eurogruppo che durerà almeno per tutta la serata. La tensione é massima. Non ci sono nuove indicazioni sulla linea da tenere sulla Grecia: ufficialmente prevale l’idea che non c’é nulla su cui trattare e che spetta ad Atene trovare la soluzione politica che garantisca il rispetto di quanto concordato per ottenere il prestito. Ma tra i Governi ci sono differenze di valutazioni sui rischi per l’Eurozona se la Grecia tornasse alla dracma. Il braccio di ferro con Atene continua, ma con il passare delle ore aumentano le probabilità di imboccare una strada senza ritorno”.
Il risultato di tutto questo si riflette sulle Borse europee che questo lunedì hanno bruciato complessivamente 120 miliardi. Milano ha chiuso a -2,7%, Londra nel pomeriggio ha toccato -2,4% come Francoforte, Parigi cede il 2,6%. Lo spread btp-bund ha chiuso a 424 punti. Suona l’allarme spread ma almeno il Tesoro lunedì è riuscito a collolcare sul mercato italiano, senza difficoltà, Btp a 3 anni con scadenza marzo 2015 per complessivi 3,5 miliardi, ovvero il massimo ammontare prefissato. Non solo, per renderli “appetibili” agli investitori non è stato nemmeno necessario alzare il rendimento che infatti è rimasto stabile al 3,91% dal 3,89% dell’analoga asta di aprile. La domanda è stata pari a 1,52 volte l’importo offerto contro 1,43 dell’ultima asta. In compenso la Spagna ha nuovamente avuto bisogno di mettere sul mercato i suoi Bonos. Madrid ha effettuato una nuova asta di bond a 12 e 18 mesi, collocando un totale da 2,9 miliardi. Il rendimento però è salito sui titoli a 12 mesi al 2,985 per cento dal 2,623 per cento del 17 aprile, su quelli a 18 mesi al 3,302 per cento dal 3,110 per cento dell’asta precedente.