GIAPPONE, TOKYO – Le Borse asiatiche rialzano la testa e risalgono dai minimi degli ultimi tre anni in scia alla chiusura positiva di Wall Street e al primo progresso del petrolio nel 2016, con il greggio che risupera quota 30 dollari al barile.
Gli investitori ritengono che il sell-off di inizio anno, a causa del quale sono stati bruciati 5 mila miliardi di dollari di capitalizzazione sui listini mondiali, sia stato eccessivamente violento.
Non partecipano al rimbalzo i listini cinesi, oggetto di pesanti vendite nonostante i dati positivi sulla bilancia commerciale, che ha visto l’export salire del 2,3% in valuta locale a dicembre, e al rafforzamento dello yuan nelle contrattazioni offshore.
Tokyo ha chiuso in rialzo del 2,88%, Seul dell’1,34%, Sydney dell’1,27% mentre Hong Kong avanza dell’1,75%. Continua invece la correzione su Shanghai, in ribasso del 2,42% sotto i 3 mila punti, e Shenzhen, caduta del 3,46%. Stefano Carrer del Sole 24 Ore spiega come abbiano inciso sull’andamento deoi listini asiatici i dati meno negativi del previsto sull’export cinese.
A calmare le apprensioni è arrivato anche il dato sulle esportazioni cinesi a dicembre, risultate in inaspettata ascesa del 2,3% in yuan, mentre il calo delle importazioni è stato relativamente moderato (-4%). In termini di dollari, però, il mese scorso si e’ registrato un calo dell’1,4%, comunque inferiore alle attese. Se nell’intero 2015 l’export cinese è diminuito del 2,8% (per la prima volta dal 2009), l’import si è contratto del 14,1% e quindi il surplus commerciale cinese è balzato al record di 594,5 miliardi di dollari, contro i 382,5 miliardi di dollari del 2014. (Stefano Carrer, Il Sole 24 Ore).