SHANGHAI – Nuovo crollo delle Borse cinesi, che arrivano a perdere il 7%: e per la seconda volta dall’inizio dell’anno scatta il blocco automatico degli scambi per eccesso di ribasso. Giovedì 7 gennaio l’indice di Shanghai è andato sotto del 7%, quello di Shenzen dell’8,5%. Le piazze cinesi trascinano anche quelle asiatiche ed europee, che aprono tutte in perdita, mentre il greggio segna un nuovo record negativo: a New York un barile di greggio viene contrattato a 32,6 dollari.
Anche Hong Kong è andata in territorio negativo, lasciando sul terreno il 3%, mentre Tokyo ha chiuso con il Nikkei in calo del 2,33%, segnando la quarta seduta consecutiva in perdita. E adesso si preannuncia una giornata nera anche per Wall Street.
A Pechino la Banca centrale cinese ha deciso una nuova svalutazione dello yuan dello 0,51% nei confronti del dollaro, toccando così il livello più basso raggiunto dal 2011.
Nel frattempo la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso il Pil mondiale: 2,9 %, uno 0,4 in meno rispetto a quanto previsto a giugno. A pesare, secondo Washington, è proprio il perdurare della crisi cinese. La situazione dovrebbe migliorare soltanto nel 2017, con un +3,1%.
Ma anche la crisi in Medio Oriente fa la sua parte, complice la politica dell’Arabia Saudita, che per contrastare lo shale oil americano punta a imporsi sui mercati europei offrendo prezzi più bassi: continua la discesa del prezzo del greggio Wti. A New York è ai minimi dal 2009: un barile viene contrattato a 32,6 dollari, mentre il Brent cala a 32,75 dollari al barile. Per alcuni analisti la soglia dei 30 dollari non è più così lontana.