Borse, il giorno della riscossa. Ma c’è l’altra faccia dello scudo salva Europa

Pubblicato il 10 Maggio 2010 - 18:45 OLTRE 6 MESI FA

E’ il giorno della riscossa, in Borsa e per le Borse: quella italiana guadagna più dell’undici per cento, quella spagnola circa il 14, in Francia e in Germania i rialzi sono nell’ordine del nove per cento e anche Atene prende un’ampia boccata di ossigeno finanziario. Riscossa, vittoria e, come sempre, la vittoria ha molti padri. Se la intestano a buon diritto i governi europei che hanno steso intorno all’euro una rete protettiva di circa settecento miliardi di euro. Rete di salvataggio per paesi che dovessero incontrare difficoltà sul mercato a farsi finanziare, insomma se hanno bisogno di prestiti, di chi sottoscrive e compra i loro titoli di Stato, quei soldi sono all’occorrenza per loro, prestati a tassi che non strozzano e soffocano il bilancio. Di chi sono quei soldi? Degli Stati, dei governi e delle Banche centrali. Dunque è andata, per un giorno i mercati ci hanno creduto alla grande all’Europa che si difende tutta insieme. E probabilmente la riscossa non durerà solo un giorno, giusto quindi che i governi europei si congratulino con se stessi.

Nella festa generale nessuno ha più voglia di ricordare che però lo scudo non è integrale nè automatico. Saranno sempre i governia  decidere caso per caso e in autonomia: un “Fondo” europeo non c’è: i singoli paesi non hanno voluto o potuto unificare la “Cassa”. Quindi non è uno scudo di latta ma neanche di acciaio temperato: domani potrebbe ancora arruginirsi ed essere corroso dai contrasti tra singoli paesi. E nella giustificata festa nessuno ha voglia di guardare cosa è stato messo dietro lo scudo, a sostenerlo altrimenti non sta in piedi. L’altra faccia dello scudo è l’impegno, anzi l’obbligo a spendere subito di meno. Portogallo e Spagna per primi, ma poi anche la recalcitrante Francia dovranno tagliare la spesa pubblica. La stessa Germania rinuncia ai tagli fiscali per almeno due anni.

Lo scudo contro i debiti pubblici europei si regge, anzi si fonda, su una immediata e progressiva riduzione del debito. Insomma lo scudo non è gratis: i singoli paesi dovranno guadagnerselo e cambiare quindi le politiche economiche e di bilancio. Per l’Italia Tremonti si era portato avanti annunciando e calcolando una manovra di rientro per 25 miliardi in due anni. Serviva a mantenere le poste di bilancio italiane così come sono. Ma per innestare la retromarcia dal debito 25 miliardi sono probabilmente pochi. Insomma l’Europa si è salvata a un passo dal baratro. Ma è salva solo perchè ha giurato di fronte ai mercati di cominciare subito a fare passi indietro che dal baratro l’allontanano. Passi che costeranno. Come si dice, in economia “nessun pasto è gratis”, figurarsi se l’economia e i mercati mondiali passano gratis uno scudo contro la bancarotta dei “debiti sovrani”.