Borse Ue in rosso: Milano peggiore, chiude a -2,95%

Borse Ue in rosso: Milano peggiore, chiude a -2,95%
Borse Ue in rosso: Milano peggiore, chiude a -2,95%

MILANO – Profondo rosso per le Borse Europee: Milano la peggiore affossata dalle banche, mentre lo spread vola al top da novembre oltre i 185 punti. In generale i listini continentali hanno risentito delle polemiche negli Stati Uniti per le politiche del presidente Donald Trump sul tema dell’immigrazione. Gli investitori hanno scaricato in massa titoli bancari, assicurativi, minerari, energetici e quelli delle compagnie aeree. “Il timore – spiegano gli analisti – è che gli Stati Uniti possano diventare un Paese meno affidabile circa le strategie d’investimento”.

Milano è stata la peggiore, archiviando la seduta in calo del 2,95% a 18.759 punti e bruciando 14,5 miliardi di euro. Era da metà dicembre che Piazza Affari non scendeva sotto quota 19 mila punti. Sulla scia anche delle parole della presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Daniele Nouy, che definisce ancora lungo il lavoro da fare sui crediti deteriorati, il comparto più sotto pressione è stato quello della finanza: Ubi (-6,8%) è stata la più venduta, seguita da Unicredit (-5,4%), che vede avvicinare l’aumento di capitale. A seguire Unipol (-5,6%) e Bper (-4,8%). Dei titoli coinvolti nella vicenda Generali ha perso il 3,18%, Mediobanca il 2,6% e Intesa il 3%.

Tra le altre Borse, Parigi ha perso l’1,14%, Francoforte l’1,12%, Londra lo 0,92% e Madrid l’1,5%. Sul mercato dei titoli di Stato invece si è impennato lo spread Btp-Bund sulla scia del rialzo dell’inflazione in Germania. Il differenziale ha chiuso a 186 punti base dai 176 di venerdì scorso, dopo aver toccato un massimo di seduta a 188 punti. Il rendimento del decennale italiano è in rialzo al 2,30%, aggiornando i massimi da luglio 2015. E si è allargato anche lo spread con i titoli spagnoli, a 70 punti base per la prima volta da febbraio del 2012.

In Germania il tasso d’inflazione a gennaio è salito dell’1,9% su base annua, segnando la crescita più alta da luglio 2013, rafforzando così le posizioni dei falchi tedeschi che premono affinché la Bce inizi a ridurre il Qe, ossia l’acquisto massiccio di titoli. Nel frattempo il petrolio continua a scendere, nonostante l’accordo Opec sul taglio delle quote di produzione. A New York il greggio ha perso l’1,02% a 52,63 dollari al barile.

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