Bpm, nessun aumento di capitale: bocciata la proposta di Ponzellini

Massimo Ponzellini (Foto LaPresse)

ROMA – Nessun aumento di capitale per la Banca Popolare di Milano. Il Consiglio di amministrazione ha bocciato il progetto di aumento di capitale da 600 milioni per la cui stesura il presidente Massimo Ponzellini ha chiesto la consulenza di Mediobanca.

Bpm ribadisce il proprio no ad una possibile ricapitalizzazione, ipotizzata da indiscrezioni di stampa nonostante le ripetute dichiarazioni ufficiali che, secondo una nota dell’istituto di Piazza Meda, sono ”notizie del tutto infondate”. La banca, si legge, ”ribadisce che non è allo studio alcuna operazione di aumento di capitale”.

In una nota, l’Associazione Amici della Bpm, che riunisce i soci dipendenti del gruppo, sottolinea che è stato il Cda della banca in autonomia, e non i sindacati, a decidere di non varare l’aumento di capitale dell’istituto di Piazza Meda.

L’associazione ricorda come nella riunione del consiglio oltre al presidente ”altri due consiglieri eletti nella lista indicata dall’Associazione Amici della Bipiemme hanno espresso parere favorevole all’aumento, mentre ben sei consiglieri non riconducibili alla nostra associazione (tra i quali il rappresentante francese del Credit Mutuel e ben ciinque consiglieri espressione delle altre associazioni di soci) si sono espressi in modo contrario condividendo, nella sostanza, le valutazioni da noi espresse”.

I soci dipendenti stigmatizzano quindi alcune ricostruzioni di stampa e spiegano i motivi alla base della loro contrarietà: l’attuale e oggettiva soliditàdi Bipiemme rispetto ai parametri richiesti e la certezza che, nel breve periodo e grazie ad operazioni già deliberate, tali parametri troveranno un ulteriore rafforzamento.

L’evidente e non facilmente risolvibile difficoltà nel conciliare un aumento di capitale in presenza dell’esistente prestito ‘convertendo 2013’. La sensazione che i mercati potessero reagire non positivamente a questo tipo di iniziative. L’inopportunità di avviare questa operazione in una fase di marcato deprezzamento del titolo, quotato ben al di sotto del proprio valore nominale di 4 euro.

Nel Cda quindi, rileva l’associazione, si è avuta la chiara dimostrazione che in Bpm non ‘comandano i sindacati’ né, tantomeno, esistono diktat o forme più o meno coercitive nei confronti di chi ha il dovere di esercitare, con responsabilità il proprio compito amministrativo.

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