Brexit a tavola: inglesi senza Knorr, Marmite, Magnum, Lipton…

Brexit a tavola: inglesi senza Knorr, Marmite, Magnum, Lipton...
Brexit a tavola: inglesi senza Knorr, Marmite, Magnum, Lipton…

ROMA – Brexit a tavola: inglesi senza Knorr, Marmite, Magnum, Lipton… Per i cittadini britannici – e certo non per quelli ricchi – l’effetto Brexit (l’uscita unilaterale dall’Unione europea) comincia a sentirsi dove fa più male: nei portafogli con la sterlina in calo che riduce il potere d’acquisto, a tavola e nei supermercati con l’angoscia di dover rinunciare ai prodotti preferiti che ormai scarseggiano sugli scaffali. Il clima, nelle famiglie e sui media, sfiora il panico: il fatto è che una delle più grandi multinazionali dell’alimentazione, Unilever, visti i margini di profitto assottigliati dal crollo valutario, ha chiesto a Tesco, la più grande catena di supermercati, di aumentare i prezzi.

Parliamo di prodotti di importazione ormai entrati nella tradizione gastronomica profonda degli inglesi: il tè Lipton, le minestre in brodo Knorr, i gelati della Magnum, la crema spalmabile Marmite, il detersivo Persil, il sapone Dove, l’olio Bertolli, gli esempi più lampanti. Ad oggi Tesco rifiuta di aumentare i prezzi e ha bloccato l’approvvigionamento: per cui la merce in questione scarseggia e se un accordo ci sarà, costerà di più, perché anche Tesco non può rimetterci.

Fino ad oggi ad accorgersi degli effetti concreti di Brexit erano turisti e uomini d’affari in viaggio all’estero: con la sterlina debole solo i viaggi nella zona euro sono aumentati del 16%. E il fatto che le esportazioni, sempre per effetto della sterlina debole, incidessero positivamente sulla bilancia commerciale ha il suo corrispettivo svantaggioso quando si tratta di importazioni.

Senza contare che la Gran Bretagna della finanza e dei servizi in patria produce ben poco. E la classe media che si è fatta sedurre da un euro-scetticismo dai tratti sciovinisti ora ne paga il prezzo, sottolinea Enrico Franceschini su Repubblica.

A pagare, come gli economisti ammonivano da tempo, saranno in primo luogo i consumatori. Non le categorie di consumatori ad alto reddito, che da Tesco non fanno la spesa, bensì l’inglese medio, molti dei quali hanno votato per Brexit nella convinzione che portasse un futuro migliore, con meno immigrati e più benefici per la popolazione nazionale. Non sta accadendo: sono le classi medio basse a pagare il prezzo della decisione di uscire dalla Ue. (Enrico Franceschini, La Repubblica)

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