Brutto Ferragosto per le borse mondiali. Europa, Dow Jones e Nikkei affondano

Un brutto Ferragosto si preannuncia nella finanza mondiale. Le borse europee bruciano 103 miliardi di euro, i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi sono ai minimi storici e la divisa unica sprofonda sotto 1,29 dollari. E’ l’effetto-Fed, dopo che mercoledì 11 agosto la banca centrale statunitense ha decisamente ridimensionato le prospettive di ripresa degli Usa, mettendo un’ipoteca sulla ripresa globale.

Le valutazioni della banca centrale americana, che ha gelato i mercati parlando di una crescita ”più modesta” del previsto e riaperto gli acquisti di titoli per aiutare la ripresa, sono rimbalzate come un pessimo segnale in Europa, con le borse in calo anche del 3% (-3,2% a Milano e Madrid, -2,71% per l’Eurostoxx 50). In negativo chiude, infatti, Wall Street con il Dow Jones che affonfa con un – 2,46% a 10.382,62 punti e il Nasdaq che perde 3,01% a 2.208,63 punti, mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,79% a 1.089,75 punti.

A peggiorare il quadro della ripresa globale, del resto, giovedì 12 agosto sono intervenuti anche i dati della Cina, la cui produzione industriale è rallentata al tasso di crescita più basso degli ultimi 11 mesi. Accolto male anche l’inatteso balzo (+19%) del deficit commerciale statunitense, volato ai massimi del 2008 a quasi 50 miliardi di dollari.

Del resto l’Europa, appena uscita dall’insidiosa crisi greca e sovraesposta allo spettro di una possibile nuova recessione (dati i livelli elevati dei debiti e deficit pubblici), rischia di seguire a ruota la strada imboccata dagli Usa e veder sfumare la ripresa messa a segno nel secondo trimestre: la Banca d’Inghilterra ha già tagliato le sue stime di crescita e inflazione da qui al 2012.

Ce n’è abbastanza perché l’euro, che la scorsa settimana aveva segnato i massimi di tre mesi contro il dollaro, cancellando buona parte delle perdite innescate dalla crisi greca, sia ridisceso al di sotto degli 1,29 dollari con un calo di quasi tre cent, toccando 109,95 contro lo yen da 112,58 di ieri.

Da quando l’Europa è diventata il nuovo epicentro della crisi del debito, del resto, l’euro è ben comprato quando i mercati danno segni di stabilizzazione, ma e al contrario rifuggito quando, come oggi, ci sono segni di turbolenza in arrivo. Di pari passo al dollaro e allo yen, percepiti come scudo difensivo contro l’instabilità, volano i titoli di Stato: specie quelli ad alta affidabilità come i treasury americani e il bund tedesco sulla scadenza decennale, che oggi ha visto i propri prezzi balzare e il proprio rendimento scendere al minimo record del 2,46%.

In calo anche i tasso dei titoli francesi sulla scadenza dei 10 anni, al 2,76%, mentre al contrario salgono quelli italiani, al 3,82%, con il premio di rendimento Btp-bund oggi a 138 centesimi, a un soffio dai 140 punti base (ma ancora lontano dal record di 178 segnato durante la crisi greca). Le prospettive di rallentamento della crescita, che rischiano di tarpare le ali alla ripresa prima ancora che questa riesca a far aumentare l’occupazione negli Usa come in Europa, affondano intanto anche il petrolio. Il barile è sceso sotto i 79 dollari, chiudendo ai minimi delle ultime sei settimane, in un mercato precipitatosi a liberarsi degli investimenti in eccesso nel timore che la debole crescita possa trasformarsi in un drastico ridimensionamento della domanda energetica nei mesi a venire.

E sul fronte asiatico le cose non migliorano. Brusco tonfo della borsa a Tokyo con l’indice Nikkei, in scia alle perdite di Wall Street sui timori per la ripresa degli Usa e ai dubbi sulla tenuta dell’economia cinese, che cede l’1,80%, a 9.125,49 punti. Lo yen si mantiene su valori di forza contro il dollaro, a 85,25, dopo aver toccato a New York i massimi degli ultimi 15 anni, attestandosi nella parte alta di quota 84.

Continua la discesa libera di Hong Kong. Giovedì 12 agosto l’indice Hang Seng ha fatto registrare una apertura in ribasso dell’1,2% mentre con una ulteriore perdita in mattinata di altri 0,24 punti percentuali. Ribasso più contenuto per l’indice Composite di Shanghai che in apertura segnava  un – 0,87% mentre col passare delle ore la perdita si è ridotta dello 0,74%. Mercoledì Hong Kong aveva chiuso la borsa con un – 0,83% mentre Shanghai aveva guadagnato lo 0,47%.

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