BRUXELLES – Oltre alla lettera a Barroso eVan Rompuy, per ottenere dall’Europa il fondo salvataggio che serve soprattutto per puntellare il debito di Roma, l’Europa ha chiesto ulteriori sforzi all’Italia di cui al momento né il premier Silvio Berlusconi, né l’opposizione, né i sindacati, né Confindustria fin qui hanno parlato.
Si tratta delle conclusioni ufficiali del Consiglio europeo, sottoscritte da ciascuno dei 27 capi di Stato e di governo, la più alta istanza politica nel continente. Il documento è uscito alle 4 del mattino di giovedì e al punto 6, indica per l’Italia impegni che specifici: il ritmo di riduzione del debito pubblico, la liberalizzazione degli ordini professionali e l’accesso al mestiere dei giovani, la revisione del sistema di sussidi di disoccupazione.
Soprattutto, in una sola frase con la firma in calce di Berlusconi e degli altri 26 leader, quel testo parla di monitoraggio su quanto l’Italia farà di qui al 2014: dunque dopo le prossime elezioni. Da ora in poi l’Italia, qualunque sia la sua classe dirigente, dovrà muoversi entro quei paletti. L’alternativa è la rinuncia alla rete di sostegno europea senza la quale oggi il Paese rischia di non potersi finanziare.
Il punto centrale delle conclusioni del Consiglio europeo riguarda il debito pubblico. Il vertice di Bruxelles prende nota con favore delle misure italiane per il pareggio di bilancio nel 2013 e per un surplus nel 2014. Poi però cita un obiettivo numerico che nella lettera della Bce di agosto, quella firmata da Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, non compariva: “Generare una riduzione del debito pubblico lordo al 113% del Pil nel 2014”. L’obiettivo di un debito al 113% nel 2014 da puro programma del governo italiano si è trasformato in una istanza istituzionale in Europa.
Poiché il debito italiano a fine anno sarà sopra il 120% del Pil (stima del governo), ciò significa che Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e i loro altri 24 colleghi chiedono che l’Italia riduca il rapporto fra debito del 2,3% del Pil ogni anno fino al 2014. Sono circa 35 miliardi di euro l’anno, una volta presa in conto la scarsa crescita. Nei prossimi tre anni si tratta di una riduzione del debito in tutto di circa cento miliardi di euro.
Il Consiglio europeo riserva anche altri “consigli” che non figurano in questo livello di dettaglio né nella lettera della Bce, né in quella di Berlusconi a Barroso e Van Rompuy. Il vertice parla così di “abolire le tariffe minime nei servizi professionali”. Sulla stessa linea, il Consiglio europeo indica anche di “rivedere entro la fine del 2011 il sistema degli assegni di disoccupazione attualmente frammentato”.
“La Commissione europea infine invita – scrivono i leader – a fornire una valutazione dettagliata delle misure e a monitorare la loro applicazione e invitiamo le autorità italiane a fornire in modo puntuale tutta l’informazione necessaria per questa valutazione” .