“Il fenomeno va diffondendosi, e noi prevediamo un aumento della ritenuta al 42%“, le parole del viceministro scatenano l’ira dei social.
Salgono le tasse e sale l’indignazione di tanti investitori. Si tratta soprattutto di giovani che, ora, attraverso i social criticano duramente il Governo e parlano di un attacco iniquo. Con l’aumento della ritenuta sulle plusvalenze dal 26 al 42% si denuncia innanzitutto una possibile disparità di trattamento degli investitori. Dunque si potrebbe anche avere a che fare con una novità ai limiti dell’incostituzionalità e poco in linea con il Diritto UE? Altri parlano di iniquità fiscale o di trattamento discriminatorio differenziato tra investitori.
La speranza di chi nelle ultime ore si è parecchio agitato all’annuncio fatto dal Governo è che la posizione dell’esecutivo cambi in questi giorni di attesa del testo normativo. Ci sarebbe insomma ancora la possibilità che il piano non venga confermato. Da un certo punto di vista potrebbe anche funzionare così, e i politici hanno già dimostrato di ritenere il meccanismo come un procedimento valido…
Un ministro si lancia in una dichiarazione roboante. Scoppiano le proteste o tutto passa sottotraccia. La dichiarazione vale dunque da utile boutade per sondare l’opinione pubblica. O meglio per ottenere risposte dalla stampa, dalle organizzazioni rappresentative e da di chi conta qualcosa (non si perde certo tempo con gli utenti dei social o del cittadino medio). E se le risposte sono critiche, si correggere il tiro. O meglio, ancora si ritira tutto.
Il settore tassato è quello delle monete digitali e la previsione di un aumento delle ritenute sulle plusvalenze è stata pronunciata dal viceministro Maurizio Leo, braccio destro di Giorgetti al Ministero dell’Economia e delle finanze. Si tratta sostanzialmente dell’idea di aumentare la tassazione sulle criptoattività al 42%, una delle aliquote più alte.
Mentre Giorgetti rivelava trionfante che la nuova legge di Bilancio non comporterà un aumento delle tasse e che anzi incentiverà crescita e investimenti, con il suo intervento a margine, il viceministro Leo ha annunciato l’inaspettata misura sulle criptovalute. Un progetto che viene interpretato come un’ulteriore discriminazione contro le criptoattività. E c’è preoccupazione per l’atteggiamento del Governo, che sembra voler debellare l’uso delle criptoattività attraverso azioni giudiziarie, amministrative e legislative, oltre a una campagna mediatica sensazionalistica.
Sembra in un certo senso di essere tornati indietro nel tempo, come quando all’inizio degli anni ’00 si cercava di criminalizzare internet e di scoraggiare chiunque intendesse investire nella nuova tecnologia. Ma tassando così pesantemente le criptoattività l’Italia dimostra di nuovo miopia e rischia di giocarsi grandi opportunità di innovazione e sviluppo economico.
Cosa fa il Governo? Interpreta la criptovalute esclusivamente nella loro accezione finanziaria, escludendo il comparto blockchain e quindi tecnologico. Per il made in Italy e per la supply chain le criptovalute e la blockchain potrebbero essere grandi opportunità di sviluppo. Ma l’Italia è un Paese vecchio, che sembra felice nel dimostrandosi refrattario all’innovazione…
Equiparare le criptoattività a valute estere o a prodotti finanziari potrebbe essere un grosso errore. Si rischia di mettere il bastone fra le ruote allo sviluppo di una nuova economia, di frenare l’innovazione e di spingere gli investitori a soluzioni estreme come il trasferimento di denaro e attività all’estero.
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