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Crisi: la California arranca sui bond degli enti locali

di Alessandro Avico |22 Novembre 2010 19:14

Daniela Roveda per Il Sole 24 Ore del 20 novembre 2010 spiega che passata una crisi, se ne fa un’altra. Un crollo di fiducia, ingigantito paradossalmente dalla vittoria repubblicana alle elezioni di midterm, ha fatto esplodere infatti in questi ultimi giorni una nuova minicrisi sull’immenso mercato dei titoli emessi dagli enti locali, quello dove gli stati e i comuni rastrellano i soldi per costruire strade, scuole, fognature e treni ad alta velocità. Nonostante una lieve ripresa ieri, i timori di bancarotte a catena per città e province non si sono calmati.

L’ansia è dilagata la scorsa settimana quando lo stato con le finanze più dissestate, la California, la cui economia si qualificherebbe tra le prime 10 del mondo grazie a un Pil di 2000 miliardi di dollari, ha dovuto elevare i rendimenti sulla prima tranche di un mega-collocamento di 14 miliardi di dollari di obbligazioni esentasse a livelli ancor più alti di quelli sulle obbligazioni societarie, un costo aggiuntivo di 14 milioni di dollari di interessi per i contribuenti californiani.

Sempre questa settimana l’agenzia di valutazione del debito Moody’s ha dato un downgrade al Comune di San Francisco (oltre che a Philadelphia), mentre il numero di comuni californiani a rischio di insolvenza continua a crescere: due di essi, Vallejo e Rio Grande, sono già finiti in amministrazione controllata, messi in ginocchio dalla crisi immobiliare. In America, dove vige il federalismo fiscale, anche un ente locale può fallire, come successe clamorosamente al comune di New York nel 1975 o alla provincia californiana di Orange nel 1994 nella più grande bancarotta della storia, 1,7 miliardi di dollari.

La crisi sta attraendo per il momento solo l’attenzione degli addetti ai lavori, forse perché il mercato dei muni bonds è molto meno “sexy” di quello dei sofisticati derivati, le collateral debt obligations e le mortgage backed securities che alimentarono la curiosità del vasto pubblico durante la crisi finanziaria del 2008. Ma il mercato dei bond municipali, un mercato da 2800 miliardi di dollari, è l’ossatura su cui si reggono le finanze di tutti gli enti locali americani, il mercato dove gli stati, le province e i comuni rastrellano soldi per chiudere i deficit di bilancio e per finanziare i grossi progetti di lavori pubblici.

Con l’aumento del rischio di insolvenza per gli enti locali, gli investitori stanno chiedendo rendimenti sempre più alti. Ecco quindi che l’indice dei rendimenti su 40 muni bond a lunga scadenza (il Bond Buyer Index) è salito al livello più alto degli ultimi 15 mesi mercoledì al 5,51%, mentre gli investitori hanno ritirato 700 milioni di dollari dai fondi comuni di muni bonds. Paradossalmente le obbligazioni esentasse a 10 anni emesse giovedì dalla California (uno stato con 25 miliardi di dollari di deficit) rendono il 4,61% mentre per esempio le obbligazioni a 10 anni emesse dalla Goldman Sachs e tassate a un’aliquota massima del 35% rendono il 4,51 per cento.

Cosa ha alimentato improvvisamente il crollo di fiducia nella solvenza degli enti pubblici, in crisi ormai da diversi anni per i postumi della crisi economica? La vittoria dei repubblicani alla Camera nel nome della disciplina fiscale come inizio fa temere che verranno tagliati i fondi federali per gli enti locali; i trasferimenti agli stati previsti dal pacchetto di 800 miliardi di stimolo economico varato dall’amministrazione Obama all’inizio del 2009 si stanno esaurendo; e infine un’ondata di collocamenti prima della scadenza di un incentivo federale ha creato un eccesso di offerta di titoli con il conseguente calo dei prezzi e aumento dei rendimenti.

Contemporaneamente al collocamento della California, il Texas per esempio ha venduto 1,1 miliardi di dollari di obbligazioni per finanziare un programma di sussidi per i disoccupati mentre la città di Houston ha collocato un altro mezzo milione di dollari di titoli. Altri enti locali (Tuscon in Arizona e la provincia di Price George in Maryland) hanno preferito invece rimandare a tempi migliori la vendita di obbligazioni necessarie per finanziare le scuole.

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