Cambi: Obama ” Yuan sottovalutato”; Pechino “No a pressioni”, ma da maggio più flessibilità

Pubblicato il 14 Aprile 2010 - 09:22 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama

Lo yuan è “sottovalutato” e un suo apprezzamento è nell’interesse della Cina: al momento non c’é nessuna tabella di marcia per un’azione cinese nei confronti della loro valuta.

Il presidente americano Barack Obama fa pressing sul premier cinese Hu Jintao per una rivalutazione del renminbi, affinché sia più rispettoso e più orientato al mercato. Ma Pechino replica: «non agiremo sotto pressioni estere sullo yuan e non riteniamo che i problemi economici mondiali siano legati al suo tasso di cambio. Su questo tema – spiega il vice ministro degli Affari esteri cinesi, Cui Tankai – non sono giustificate pressioni estere sulla Cina. Non agiremo sotto pressione».

Le dichiarazioni secche di Cui Tankai fanno seguito a quelle di Hu al termine dell’incontro durato un’ora e mezza con Obama. Il premier cinese – secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua – avrebbe insistito sul fatto che la Cina baserà ogni cambio della propria politica valutaria sulle necessità e gli sviluppi economici e sociali interni al paese.

Come ha riferito il presidente americano, Pechino ritiene “giustamente” la materia di sovranità nazionale. L’incontro fra Obama e Hu arriva mentre aumentano le indiscrezioni sulla possibilità che Cina sia prossima a lasciare apprezzare lo yuan, lasciandolo fluttuare più liberamente.

Pechino lascerà apprezzare gradualmente lo yuan a partire da maggio, fino a un massimo – osserva Nouriel Roubini, economista della New York University che ha previsto la crisi finanziaria – del 3-4% l’anno, dato il rallentamento economico e l’escalation di pressioni sociali. E questo – aggiunge – sarà abbastanza per l’amministrazione Obama per dichiarare che i suoi sforzi sono stati ripagati. «E’ importante che la Cina si muova verso un tasso di cambio più flessibile. Ho fiducia nel fatto che Pechino intraprenda questa strada, osserva Geithner. Gli Usa hanno posticipato la diffusione del rapporto semestrale sulle politiche valutarie dei maggiori partner commerciali, in cui il Congresso premeva affinché la Cina fosse definita “manipolatore di valute”. Un tasso di cambio più flessibile per lo yuan non è – secondo un rapporto della banca Asiatica per lo Sviluppo – solo nell’interesse della Cina ma di tutta l’Asia»

«Ora che l’economia mondiale è in ripresa, sarebbe nell’interesse della Cina e di tutte le altre economie dell’Asia passare progressivamente a tassi di cambio più flessibili» si legge nel rapporto. Secondo gli analisti, l’apprezzamento dello yuan porterebbe a un rafforzamento delle altre valute asiatiche.

In un recente rapporto il segretario al Commercio americano, Ron Kirk, ha accusato Pechino d’aver imposto nuove regole per favorire società cinesi e quindi limitare l’accesso al mercato. Nelle ultime ore il ministero della Tecnologia e delle Scienza cinese sembra orientato ad ammorbidire le regole che limitano l’accesso alle imprese straniere alle commesse del governo.