Campari sposta la sede legale in Olanda Campari sposta la sede legale in Olanda

Campari trasferisce sede legale ad Amsterdam. L’ultima di una lunga serie: Fca, Mediaset, Ferrero…

ROMA – L’azionista di controllo di Campari, Lagfin, ha confermato che trasferirà la sede legale del gruppo in Olanda, ad Amsterdam.

Ora ci sono le condizioni finanziarie.

Campari, la sede legale a Amsterdam

Il perfezionamento dell’operazione era subordinato infatti all’avveramento di limitate condizioni sospensive.

Ivi inclusa la circostanza che l’ammontare del recesso (ossia, l’ammontare in denaro che Campari deve pagare agli azionisti che esercitino il diritto di recesso) non eccedesse complessivamente l’importo di 150 milioni di euro.

Le azioni recedute che residuano al termine dell’offerta iniziale e la cui liquidazione resta a carico della società sono pari a complessive circa 7,7 milioni di azioni recedute.

Per un controvalore complessivo pari a circa 64,7 milioni.

Cui consegue un costo potenziale per la società pari a circa 5,2 milioni calcolato come differenza tra il valore di liquidazione del recesso e il prezzo corrente di mercato moltiplicato per le azioni residue.

Il ceo Kunze-Concewitz: “Sede fiscale resta in Italia”

Bob Kunze-Concewitz, ceo di Campari, assicura che la sede fiscale resta in Italia.

“Il trasferimento della sola sede legale non contempla alcun cambiamento riguardo a organizzazione, gestione e operatività aziendale.

E soprattutto prevede che la residenza fiscale del gruppo sia mantenuta in Italia.

Perseguiamo l’obiettivo chiave – ha aggiunto il Ceo – di potenziamento del sistema di voto maggiorato a beneficio degli azionisti di lungo termine.

Dunque l’adozione di una struttura flessibile del capitale che possa ulteriormente supportarci nel perseguire opportunità di crescita anche per acquisizioni di dimensioni rilevanti”.

Come Fca, Mediaset, Ferrero, Eni…

Campari è solo l’ultima di una lunga lista di grandi imprese, o rami e holding delle grandi imprese, a  scegliere il più flessibile modello olandese.

Da Fca-Ferrari a Mediaset, da Ferrero a Illy, da Luxottica alle grandi partecipate come Eni, Enel, Saipem.

Non necessariamente aliquote più basse: i vantaggi

Perché lo facciano non è un mistero e, grosso modo, agiscono scegliendo le opzioni migliori in ambito di governance finanziaria, cercando la best practice fiscale.

Mauro Del Corno sul Fatto quotidiano ne illustrava i vantaggi in un articolo del 3 maggio.

Quando si pose perlomeno il discorso su liceità e opportunità degli aiuti pubblici di Stato diretti ad aziende che hanno preferito ripararsi sotto l’ombrello legale di un altro Stato (vedi Fca).

“Formalmente le sue aliquote fiscali non sono particolarmente diverse da quelle di molti altri paesi europei.

I prelievi sono però estremamente ridotti o inesistenti se si parla di dividendi, guadagni da cessioni di partecipazioni, interessi incassati da prestiti infra gruppo, royalties e quant’altro.

Così le multinazionali stabiliscono qui le loro holding (società che hanno in pancia le partecipazioni chiave di un’impresa) e costruiscono strutture di gruppo artificiose per far affluire denaro sotto queste forme”. (fonti Ansa e Il Fatto quotidiano)

 

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