Caveaux pieni, italiani al confine: torna il vizio del nero in Svizzera

Pubblicato il 17 Febbraio 2012 - 10:51 OLTRE 6 MESI FA

Il confine tra l'Italia e Chiasso, nel Canton Ticino

ROMA – Pensavate che con il governo Monti si fosse fermata la “moda italiana” della corsa in Svizzera per mettere “al sicuro” (dalle tasse) i patrimoni? Sbagliato, perché, come dice un banchiere ticinese “gli italiani sono tornati al vizio del nero in Svizzera”. L’effetto degli scudi fiscali di Tremonti è finito e i soldi che sono stati scudati “ora tornano da dove erano venuti, in Svizzera”. Solo nel Comasco, la Guardia di Finanza registra un giro di nero da 2,5 milioni al giorno: denaro che si sospetta finisca in gran parte oltre frontiera, nei caveaux svizzeri. Un vero e proprio esodo, così grande che le banche svizzere sono state costrette ad affittare le cassette di sicurezza degli albergoni eleganti sul lungolago di Lugano: le loro sono tutte occupate, in gran parte dai “risparmiatori” italiani. Non solo: sono così tanti i nostri connazionali che portano i risparmi in Svizzera che, secondo gli ultimi dati cantonali, il 22% degli abitanti di Lugano sono ormai cittadini italiani. Si tratta di connazionali che muovono capitali ingenti: per ottenere la residenza bisogna dimostrare un reddito stabile di 250 mila euro l’anno. E’ per questo che il governo sta pensando a misure nuove per arginare un fenomeno vecchio: multe triplicate per chi viene pizzicato e più controlli alle frontiere.

L’ultima moda italiana sembra essere quella di trasferirsi in Svizzera e investire in immobili: tanto è il fiume di euro che ogni anno gli italiani investono sul mattone ticinese, che l’Ubs ha lanciato l’allarme: si teme per l’esplosione di una bolla speculativa, a causa dei prezzi immobiliari schizzati del 35% in 5 anni e dei tassi sui mutui immobiliari che quasi mai superano il 2%. A tal punto che diverse banche svizzere da qualche settimana stanno iniziando a rifiutare l’apertura dei conti correnti agli italiani.

Altre, invece, fiutando l’affare nell’immediato si sono date da fare per richiamare di gran fretta i vecchi dirigenti italiani in pensione e organizzare per loro addirittura un ufficietto per la consulenza. In alcuni casi, però, la “consulenza” sfocia direttamente nel penale. Lo segnala una recente sentenza del tribunale di Como secondo cui la Arner Bank e la Euromobiliare Suisse di Lugano e la finanziaria Prismafin di Chiasso avrebbero organizzato traffici valutari illegali, contattando clientela italiana e reclutando direttamente gli spalloni che passavano il confine, depositavano 20-150mila euro a viaggio, per poi farli sparire su conti offshore.