ROMA – Carlo Cottarelli, addio: anticipo pensioni 4mila prof “è troppo”. Pronto Gutgeld. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’emendamento, votato alla Camera nel decreto P.a, che consente 4 mila pensionamenti nella scuola. Per coprire i costi si sono usati i risparmi futuri della spending. Il commissario Carlo Cottarelli, alle prese con il puzzle della spesa pubblica, ha allora acceso il computer e riempito una nuova pagina del suo blog per lanciare l’allarme. “Se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa – ha spiegato chiaramente – il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro”.
E solo riducendo le tasse sul lavoro – ha aggiunto – si può creare nuova occupazione. Il nodo è chiaro. E’ una questione di priorità, di scelte. Che poi sono il sale della politica. Se si fanno nuove spese non si tagliano le tasse sul lavoro: che poi – tradotto per il contribuente simplex – significa in questo momento rendere stabile anche nel 2015 il bonus di 80 euro e, magari, estenderlo anche a pensionati e partite Iva. Immediate partono le polemiche, con il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, ad aprire il fuoco: Cottarelli “svela l’imbroglio delle coperture di Renzi, vale a dire il continuo ricorso, da parte del governo, ai risparmi derivanti dalla spending review per finanziare altre spese, magari relative a norme di chiaro stampo clientelare” mentre per la Lega “il governo sta spendendo soldi che non ci sono e non si sa se ci saranno”. In ogni caso, c’è già pronto il sostituto, individuato nel consigliere economico del premier Yoran Gutgeld.
Anche Francesco Boccia, presidente della Bilancio alla Camera, replica a stretto giro: se Cottarelli “è in vena di dare consigli sull’utilizzo dei risparmi di spesa sulle pensioni, gli consiglio vivamente di rivolgersi prima al Governo e solo successivamente al Parlamento” Ma le parole del commissario non sono una critica al governo, bensì un alert per la politica. Quella di Cottarelli è la stessa chiave di lettura che trova sponda anche nel ministro dell’Economia.”I tentativi di fare apparire le parole di Cottarelli come una polemica nei confronti del governo anziché nei confronti di alcune prassi parlamentari sono evidentemente strumentali” spiegano fonti del Tesoro, sottolineando che l’intervento mira invece a ribadire le posizioni comuni di Mef e Governo sulla spending.
Del resto, proprio durante l’esame del decreto della P.a, il sottosegretario Giovanni Legnini aveva espresso il parere contrario del ministero. E non si può addebitare la colpa – viene fatto notare anche nelle stanze del Tesoro – al solito capro espiatorio dei mal di pancia parlamentari, cioè ai severi guardiani della Ragioneria, che hanno espresso solo un parere tecnico. Quel che svela l’intervento di Cottarelli è inoltre quello che appare come un nuovo trucco della politica. “Si sta diffondendo la pratica – scrive Cottarelli – di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali”.
Insomma, spiega con malcelata ironia il titolo del blog: “La revisione della spesa come strumento per il finanziamento di nuove spese?”. Il problema è che questo ha un inconveniente. Il governo sta già faticando a trovare le risorse (almeno 10 miliardi) per stabilizzare il bonus di 80 euro nel 2015, alle quali si aggiungono altri risparmi per fare fronte alla riduzione (per circa 4,5 miliardi) del deficit, necessario per portarlo se non al ”pareggio” almeno in carreggiata. Invece sono già stati impegnati per il 2015 ben 1,6 miliardi di risparmi ancora da trovare. Come? prima con la legge di stabilità dove si spiega che la spending serve per evitare il taglio delle agevolazioni fiscali, poi nel decreto P.a per finanziare il pensionamento dei funzionari anziani.
Ora di nuovo nel decreto P.a per per l’introduzione di quella ‘quota 96’ che consente di evitare dei simil-esodati nella scuola. Alla fine rischiano di scattare tagli lineari oppure, nella migliore delle ipotesi, si legifera creando una ”situazione paradossale in cui la revisione della spesa (futura) viene utilizzata per facilitare l’introduzione di nuove spese”. Chiaro – ammette Cottarelli – ”possono sussistere mille buoni motivi per alcune nuove spese”, ma ”se il parlamento legittimamente decide di introdurre nuove spese dovrebbe contestualmente coprirle con tagli di spesa lineari di pari entità”. Magari ”individuandoli tra le proposte di revisione già presentate”. Come dire, le scelte vanno di pari passo con le responsabilità.
I commenti sono chiusi.