ROMA – Falso allarme, Carlo Cottarelli non lascia: il commissario per la Spending Review smentisce, o meglio non commenta, le indiscrezioni circolate giovedì mattina su diversi organi di stampa che lo davano pronto alle dimissioni. “Nulla da dichiarare, il lavoro continua”, ha risposto driblando i cronisti che lo attendevano al suo rientro in ufficio in via XX Settembre.
A far dubitare giornalisti e politici da entrambi gli schieramenti politici, erano state le sue stesse parole: in un post pubblicato sul suo blog Cottarelli aveva provato a richiamare il governo sulle nuove spese non coperte che rischiano di vanificare la possibilità di tagliare le tasse.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stato il via libera al pensionamento dei 4mila prof, i cosiddetti “quota 96” che, a causa della riforma Fornero, non sono ancora andati in pensione:
“Il totale delle risorse che sono state spese prima di essere state risparmiate per effetto di queste decisioni ammonta ora 1,6 miliardi per il 2015. Intendiamoci: tecnicamente, la copertura c’è. Ma questa è in realtà costituita da tagli lineari perché la promessa di future operazioni di revisione della spesa non può essere accettata come copertura sul piano giuridico”.
Parole piuttosto dure che il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, non ha esitato a far sue per montarci su una bella polemica:
“Cottarelli svela l’imbroglio delle coperture di Renzi, vale a dire il continuo ricorso, da parte del governo, ai risparmi derivanti dalla spending review per finanziare altre spese, magari relative a norme di chiaro stampo clientelare”
Segue a ruota la Lega:
“Il governo sta spendendo soldi che non ci sono e non si sa se ci saranno”.
E ci casca pure il democratico Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio alla Camera, che si stizzisce:
“Se Cottarelli è in vena di dare consigli sull’utilizzo dei risparmi di spesa sulle pensioni, gli consiglio vivamente di rivolgersi prima al Governo e solo successivamente al Parlamento”
Ma le parole del commissario non sono una critica al governo, bensì a quella parte di politica che rema antagonista. O almeno questa è la chiave di lettura che ha usato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan:
”I tentativi di fare apparire le parole di Cottarelli come una polemica nei confronti del governo anziché nei confronti di alcune prassi parlamentari sono evidentemente strumentali”.
Fatto sta che la frustrazione dello “sceriffo della spesa”, ovunque sia direzionata, è evidente: se si fanno nuove spese non si tagliano le tasse sul lavoro. Che poi – tradotto per il contribuente simplex – significa in questo momento rendere stabile anche nel 2015 il bonus di 80 euro e, magari, estenderlo anche a pensionati e partite Iva. Il rischio per il futuro è il ricorso a tagli lineari.
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