Perché il petrolio scende e la benzina sale? Tasse, vecchia rete, un po’ di speculazione

ROMA – Ma perché se il prezzo del petrolio continua a scendere, fare un pieno di benzina ci costa sempre come una visita dal dentista? Se lo chiedono in tanti, ma la risposta o non c’è o è sempre elusiva, incomprensibile. Il professor Tabarelli, fondatore di Nomisma, prova a spiegarlo in un articolo per La Repubblica. Contributo utile, se non altro perché smonta qualche luogo comune e indica responsabilità e rimedi. Ma il conto-benzina, non c’è da farsi illusioni, resta quello che è.

Intanto bisogna dire che è vero che il prezzo della benzina in Italia è fra più alti tra i 27 paesi dell’Unione. Esattamente è il quarto più elevato, con 8 centesimi in più rispetto alla media europea. Le tasse dello Stato hanno la loro importanza decisiva. Anche queste fra le più alte in Europa, a quota 87 centesimi per litro. Solo il 29 giugno scorso, un po’ in sordina, c’è stato un aumento di 5 centesimi: un miliardo secco e immediato per l’erario.

Una domanda circola insistente quando si parla di benzina: i petrolieri ci speculano sopra, non è vero? Non proprio, parlare di speculazione è esagerato. E’ vero che impongono, al netto delle tasse, prezzi più alti di circa 6 centesimi rispetto ai colleghi europei. Tuttavia, se si considera che in Italia è attivo un quinto di tutti i punti vendita in Europa, questi forniscono solo un decimo dei carburanti totali. Insomma la nostra rete è enorme, mal gestita, obsoleta. E soprattutto con una corporazione in grado di bloccare ogni tipo di liberalizzazione e riforma. Come per esempio gli orari di apertura o un uso più massiccio dei self-service. L’italiano però non ha ancora del tutto assimilato il vantaggio economico intrinseco del servirsi da sé.

Rispetto poi ai guadagni dei petrolieri è sbagliato riferirsi al prezzo del petrolio al barile. Chi raffina e non produce, come in Italia, il greggio lo acquista a 100 dollari, non a 30. E il prezzo di riferimento va preso sul Brent, che è l’indice europeo, e non su quello americano. Soprattutto va fatto il confronto con l’indice del prezzo della benzina non del petrolio: si chiama Platts, se scende quello scende anche il prezzo finale al distributore. In effetti, tenendo sotto controllo l’indice Platts è possibile costringere le compagnie ad adeguarsi: l’Antitrust sta indagando in tal senso e, è vero, nella prima parte di agosto il prezzo sarebbe potuto scendere di 3/4 centesimi.

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