Il caffè si fa più caro e amaro per gli italiani. La crisi esplosa la primavera scorsa si ripercuote sulle tasche dei consumatori.
Era da almeno trent’anni che gli analisti non assistevano a una crisi del mercato del caffè di tale portata. La situazione è grave, e lo si ripete da mesi: già dall’inverno scorso si parla di scorte a magazzino sempre più esigue e di trend negativo e rialzista. Le cose vanno male da più di un triennio ma nell’ultimo semestre la crisi si è acuita. Nel mercato, il prezzo del caffè verde è parecchio volatile. A giugno, il caffè verde costava circa due euro e mezzo per libbra (che equivale più o meno a 450 grammi): il 66% in più dell’anno scorso e oltre il doppio rispetto a tre anni fa. A luglio e agosto il prezzo è continuato a salire.
Ma da cosa dipende l’aumento vertiginoso del prezzo delle materie prime? Dipende dalla crisi agricola che ha investito Brasile, El Salvador, Guatemala, Costa Rica e altri grandi Paesi produttori (dal Vietnam all’Etiopia). Una crisi connessa al cambiamento climatico e alle problematiche dei produttori, pagati troppo poco per la raccolta e incapaci di retribuire adeguatamente la forza lavoro. Si parla poi anche di problemi legati al costo dell’energia e logistici (il blocco del Canale di Suez per la guerra in Israele). Da qui i rincari e le speculazioni che, come al solito, influiscono pesantemente sull’incremento finale.
La qualità arabica, secondo gli esperti, potrebbe reggere, mentre la qualità robusta è ormai quasi introvabile e di conseguenza sempre più cara. Ecco come il prezzo del caffè, già lievitato dopo il periodo pandemico, potrebbe presto sfondare la soglia psicologica dei 2 euro.
Il caffè presto a due euro a tazzina: il caro è ormai inevitabile
Qualcuno parla di punto di non ritorno e predice che anche gli italiani dovranno cambiare abitudini. Il rito del caffè al bar, che da almeno un paio di secoli rappresenta un’abitudine per tanti italiani, potrebbe adeguarsi alla crisi del mercato. Assoutenti, importante associazione no-profit a tutela dei consumatori, ha di recente stimato che nei locali pubblici italiani vengano serviti circa sei miliardi di caffè all’anno, per un introito di circa sette miliardi di euro (per il solo espresso).
Per la varietà robusta potrebbe presto arrivare un incremento del 68-70% rispetto all’agosto 2023. Secondo le ultime stime, il costo della tazzina del caffè presa al bar è già cresciuto del 15% dal 2021, ma da settembre in poi, specie in alcune città, si potrebbe sfondare la media dei due euro. Di fatti, dalla tazzina commercializzata al prezzo medio di un euro prima della pandemia, siamo già passati al prezzo di un euro e mezzo diffuso in alcune città del Nord Italia.
A Bolzano, per esempio, la media è sopra un euro e mezzo a tazzina. A Napoli, città simbolo dell’espresso al bar, il prezzo medio è a 1,05 euro. La città dove si paga di meno è Catanzaro (media di 0,99 euro a tazzina). Ovviamente, si tratta di medie, dato che il più delle volte il costo del caffè dipende più dal locale in cui è servito che dalla qualità effettiva del prodotto.
Da Bolzano a Napoli: il prezzo sale ovunque
A ogni modo, si prevede un incremento nella spesa di ogni italiano. Con lo zampino dei trader specializzati in caffè, che in questi mesi stanno facendo il bello e cattivo tempo. Le materie prime sono meno disponibili rispetto al passato, ma è scorretto affermare che non sia possibile reggere al calo produttivo. Bisogna quindi soppesare la gravità delle tante speculazioni diffuse lungo la filiera. Insomma, il dato reale relativo alla minore produzione di caffè in Guatemala o in Brasile, dov’è in atto una crisi politica e sociale dopo la caduta di Bolsonaro, viene gonfiato ad arte da chi ci guadagna su, dall’investitore all’industriale, dal distributore al ristoratore.
I baristi, ovviamente, alzano le mani, dichiarando che a loro, il prodotto, costa già quasi il doppia da più di un anno. Negli scaffali dei supermercati, il caro caffè è già evidente: i prodotti in polvere sono aumentati già a doppia cifra percentuale. Bisogna preoccuparsi. O abituarsi all’idea di consumare con maggiore consapevolezza, scegliendo magari prodotti di qualità, che costano di più ma offrono più sicurezza e più gusto.
L’ISTAT, lo scorso anno, parlò di una media di più di cinque milioni di caffè espressi preparati ogni giorno in Italia. Un bel giro d’affari, per tutti. A rimetterci. i milioni di consumatori che ogni mattina si recano al bar per il rito del caffè. Presto, l’espresso al bar potrebbe arrivare a costare fino ai 2 euro a tazzina: se lo si dice così spesso è perché è lì che si vuole arrivare.