Caro gas in bolletta, ecco chi dà una mano tutta italiana ad alzare i prezzi

Bolletta energetica per imprese e famiglie italiane passata (stima primo trimestre 2022) da 17 a 37 miliardi, nonostante il governo ce ne abbia messi 6 di miliardi di denaro pubblico. Caro gas è dire poco e neanche super caro gas rende l’idea: dovesse durare altri due, tre trimestri così non resterebbe al sistema produttivo che…spegnere la luce.

Viene da fuori, sia l’energia che la super bolletta

Il caro gas viene dall’estero, così come il gas. Così come ogni altra fonte di energia che il sistema socio-economico italiano utilizza. Petrolio quando era petrolio. Energia nucleare che facciamo finta non sia tale e che acquistiamo dalla Francia e che vale circa il 10% dei nostri consumi energetici. E soprattutto gas, gas per uso diretto e per produrre energia. Se dall’estero (vedi Russia o Libia) arriva meno gas o a prezzi più alti, non si può che o ridurre i consumi o pagare di più. La prima ipotesi è insostenibile, la seconda di più.

Una singolare forma di demagogia astuta ha realizzato nel tempo nel nostro paese un qualcosa che si può definire ambientalismo elettorale: niente nucleare che spaventa, niente trivellazioni che fanno paura, niente gas da cercare nel sottosuolo o in mare che la gente si preoccupa…Meglio comprare tutto all’estero, l’elettore sta più tranquillo, anche se il cittadino paga di più. La stessa logica, la stessa politica che porta ad esempio Roma, le sue amministrazioni in Campidoglio e la sua opinione pubblica a non avere e volere impianti smaltimento rifiuti e e pagare per mandare la monnezza altrove, lontano dagli occhi. Ora che comprare tutto all’estero è insostenibile quanto a prezzi e disponibilità è pieno di chi causa del suo mal dovrebbe piangere…se stesso.

Ma c’è chi dà una mano dall’interno

La dipendenza dalle forniture e dai prezzi imposti dall’esterno quanto a gas e altre fonti di energia si attenua e alla lunga e in parte si supera con la cosiddetta “transizione”. Cioè, per dirla semplice, usando in maggior quantità altre fonti di energia che non siano quelle fossili e attuali. Per il pianeta (in realtà il pianeta se ne frega se ci suicidiamo come specie rendendo l’habitat inabitabile per noi) e per il portafoglio. Quindi fotovoltaico, eolico, nucleare…

Neanche a 13 km dalla costa

Nucleare è parola che non si può dire, anatema su chi la pronuncia. Fotovoltaico è parola da non pronunciare di fronte a Sovrintendenze e istituzioni a tutela, tutela di tutto. L’Italia è un luogo dove il governo destina decine di miliardi per la transizione energetica, parole ch piacciono a tutti. Fino a che non minacciano di diventare fatti. L’opposizione nei territori delle autorità di tutela e nei territori della pubblica opinione e nei territori della geografia è massiccia e costante verso gli impianti foto voltaici, è una guerriglia vittoriosa. E neanche l’eolico se la passa bene. Ipotesi parco eolico al largo della Puglia: 90 turbine a 12,8 km dalla costa, alte circa 250 metri ma piantate su fondale marino profondo tra i 100 e i 150 metri, 4 mld di investimento. capacità produttiva di energia in grado di alimentare i consumi di un mln di utenze domestiche, due mln di tonnellate di Co2 in meno nell’atmosfera rispetto ad analoga energia proveniente dal gas…Niente, l’idea non piace ai Comuni di Castro Marina, Tricase, Porto Badino e a molta della gente che in quella parte di Puglia abita e vive. Temono danni al patrimonio turistico, soprattutto quello (anche se per far volume mettono il timori di danni al paesaggio, alla fauna, alla flora…).

Non vogliono, letteralmente cambiare il panorama, neanche a 13 chilometri dalla costa e neanche nella transizione energetica.  Sono gli stessi che si sono opposti al Tap, al gasdotto. Il Tap che avrebbe secondo i loro timori avvelenato spiagge e desertificato negozi. Fosse stato per loro, oggi non ci sarebbe neanche il gas che scorre nel gasdotto. Più che ambientalista, scelta (anche di popolo) di conservazione dell’esistente. Che però difetta di una coerente conseguenza: l’accettazione di pagare la super bolletta del gas.

Transizione, piatto ricco mi ci ficco

In questo variegato paese che risponde al nome d’Italia, non solo i molti che vogliono le fonti energetiche alternative senza impiantarle e/o il gas senza pagarlo. Ci sono anche quelli, a frotte, del “transizione, piatto ricco mi ci ficco”. Dallo scorso anno e fino al giugno 2023 corsa a premi: 30 miliardi pagati dallo Stato a chi rende casa più “ecologica” (Il Super bonus 110% di rimborso fiscale a chi spende 100 per lavori di efficientamento energetico alle abitazioni). Nel secondo semestre dell’anno scorso in Italia sono nate 64 nuove imprese edili al giorno. Al giorno! Per un totale in sei mesi di più di undicimila.

Cosa fanno moltissime di queste imprese? Lavori, cantieri? Molte non fanno proprio nulla, prestano il nome alla corsa ai 30 miliardi e fatturano lavori mai fatti o allestiscono cantieri da quinta cinematografica per poter partecipare al mercato dei crediti fiscali. Moltissime sono imprese edili “da riconversione”. Prima facevano tutt’altro, magari trasporti o turismo e ora arronzano lavori di ristrutturazione edilizia in cantieri precari e insicuri con manodopera occasionale e non competente. Si sono tuffati nel piatto ricco e della transizione ne hanno fatto, ne stanno facendo, un arraffo. Arraffo, fonte energetica cui la società italiana massicciamente e tradizionalmente ricorre.

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