Quanto ci siamo ‘fregati’ se 1 euro vale appena 1200 lire?

ROMA – L’Associazione dei consumatori Casper, Comitato contro le speculazioni e per il risparmio, ha denunciato che il potere d’acquisto degli italiani si è ridotto del 40 per cento dall’entrata in vigore dell’euro 10 anni fa e con l’aumento dell’Iva dal 20 al 21 per cento sarà destinato ad una ulteriore diminuzione. La conversione dalla lira all’euro è stata un salasso per i consumatori italiani, con un aumento medio dei prezzi del 53,7 per cento, anche se prodotti come un tramezzino al bar sono rincarati del 192 per cento, un cono gelato costa il 160 per cento in più, mentre del 207 per cento è aumentato il costo di una penna a sfera.

Se nel settembre 2001, quando l’euro ha fatto la sua comparsa affiancato alla lira, un euro valeva 1900 lire, il rincaro dei prezzi ha segnato un cambio decisamente sfavorevole per gli italiani, con un 1 euro che in realtà valeva circa 1200 lire. L’inflazione ha dunque impoverito gli italiani del 40 per cento del loro potere di acquisto: stipendi dei consumatori semplicemente convertiti e costi dei beni di consumo abilmente raddoppiati.

Quanto ci siamo fregati? Questa è la domanda che dovremmo porci ed il Casper ha le idee chiare: “Il risultato è sbalorditivo. I rincari sono sempre a due cifre e raggiungono una media del 53,7 per cento, tenuta alta da prodotti i cui prezzi sono letteralmente schizzati”. Il paniere dei 100 beni di consumo utilizzato dal Casper per stimare l’ondata di rincari rappresenta fortemente i consumi quotidiani dei cittadini ed è indice di quanto il cambio sia stato sfavorevole, con raddoppi addirittura del “balzello da pagare al parcheggiatore abusivo e la mancia al ristorante”. Un salasso destinato a non finire, che con l’aumento dell’Iva come previsto dalla manovra comporterà un ulteriore incremento dei prezzi al dettaglio.

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