Cellulari/ Cambiare compagnia telefonica? Attendere, prego. L’Odissea lunga e costosa e i “guinzagli” all’utente

Pubblicato il 5 Agosto 2009 - 14:44 OLTRE 6 MESI FA

Cosa succede se si vuole cambiare operatore telefonico? Bisogna aspettare. Proprio così: se si vuole un servizio migliore perché con quello in corso si spende troppo, si deve restare in attesa. Dunque continuare a spendere.

Non solo. Tim e Vodafone, i due colossi della telefonia mobile italiana, hanno avuto un aiuto in più. Il Tar si è schierato dalla loro parte con una sentenza datata giugno 2009 che consente alle compagnie di chiedere “fino a 30 giorni” di preavviso all’utente che ha intenzione di lasciare.

Se un utente intende passare da Tim a Vodafone, per fare un esempio, dovrà contattare il futuro operatore per segnalare le proprie intenzioni e acquisire maggiori informazioni sulle tipologie di contratto a lui più congeniali. A quel punto l’operatore, in questo caso, Vodafone, chiamerà il concorrente, cioè Tim, per rendergli note le intenzioni del cliente.

Tale procedura è stata considerata da Tim troppo “passiva”, tanto che la compagnia ha deciso autonomamente – previa lettera al Garante e agli altri concorrenti – di poter chiamare il cliente (quello che ha intenzione di lasciare la compagnia) per avere la conferma della sua volontà di abbandonare. E per presentare un offerta migliore. Insomma, per convincerlo a non mollare. Nel caso in cui il cliente non dia la conferma di volersene andare, sarà incollato a Tim. Per forza. Anche se è irreperibile e non si trova, sulla base del principio del chi tace acconsente.

Per questa ragione al Garante sono arrivate migliaia di richieste di fallimento di trasferimento specie verso compagnie minori come H3G (società di videofonini Tre), Poste Mobile e Wind. Certo, se c’è Tim che fa la contro-offerta commerciale o tiene al guinzaglio il cliente anche quando lui è in vacanza, la faccenda è complicata.

Anche Vodafone, dal canto suo, tenta di far valere le proprie ragioni e chiede al Garante regole più chiare entro un mese, pena l’attuazione dell’attesa dei 30 giorni previsti dalla sentenza del Tar. Le lamentele non si rivolgono solo alla Tim, ma anche alle compagnie minori. La stessa Vodafone segnala, infatti, che H3G lascia in attesa il cliente che ha intenzione di cambiare, con la vecchia e buona scusa di guasti tecnici. Se divorziare da una compagnia telefonica è un’operazione così lunga ed estenuante, figuriamoci risposarsi con un’altra!