Cgia. Regioni spendaccione, al centro hanno le mani bucate: +69% in 8 anni

Tra il 2001 e il 2008 la spese totali delle Regioni italiane sono aumentate del 50% circa (esattamente del 47,7%). La Basilicata (+102,3%) e l’Emilia Romagna (+100,7%) sono le due realtà territoriali che hanno registrato le variazioni più importanti. Sempre nello stesso periodo , invece, l’inflazione è cresciuta del 17,5%. I dati emergono da un’analisi pubblicata dalla Cgia di Mestre. Tuttavia il forte aumento percentuale della spesa non è da valutare come un aumento degli sprechi: infatti nel 2001, come ricorda la stessa Cgia, sono andate a regime le disposizioni della legge Bassanini (approvata nel ’97), che ha conferito nuove funzioni e nuove competenze alle Regioni e agli enti locali.

Nello stesso anno si è chiuso anche il processo di trasferimento in materia sanitaria. A livello di macroarea la crescita più sostenuta si è verificata al Centro (+69,2%), seguono il Nord (+52%) e infine il Sud (+33,7%). “I numeri ci dicono che sono state le Regioni del Centro a spendere di più – sottolinea il segretario della Cgil Giuseppe Bortolussi – Tuttavia, va sottolineato che la spesa totale va calibrata al numero di abitanti a cui si rivolge e al fatto che gli importanti aumenti di spesa avvenuti nel regioni del Centro-Nord, spesso hanno incrementato la qualità e la quantità dei servizi offerti ai cittadini”.

Semmai, gli analisti della Cgia sottolineano come l’aumento della spesa abbia privilegiato le spese correnti. “Quello che ci preoccupa – dice infatti Bortolussi – è che a fronte di un aumento della spesa totale pari a 66,2 miliardi di euro (con una variazione percentuale nazionale pari al +47,7%), di questi ben 49 sono riconducibili ad aumenti delle spese correnti. Vale a dire che il 74% dell’aumento della spesa totale delle Regioni è addebitabile alle spese correnti. Ovvero, a quelle destinate alla produzione ed al funzionamento dei servizi prestati e non ad investimenti”.

Tra il 2001 e il 2008 la spesa corrente è cresciuta del 50,5%, con punte massime nel Lazio (+125,7%), nel Molise (+100,2%) e nell’Emilia Romagna (+69,7%). Anche in questo caso è il Centro Italia a registrare la variazione di crescita più sostenuta: +93%. Nel Nord l’aumento si attesta al 51,1% e al Sud al 27,9%. Analizzando poi in dettaglio le quattro principali funzioni di spesa, che messe assieme costituiscono mediamente il 70% del totale di ciascuna Regione, e cioè sanità, amministrazione generale, interventi in campo economico e trasporti, è la sanità ad aver registrato l’aumento percentuale maggiore, con una crescita della spesa a livello nazionale del 55,6%.

A livello regionale è stato il Molise a segnare l’incremento più deciso (+122,6%). Tra le tre macroaree è ancora una volta il Centro a marcare la variazione di crescita più sostenuta: +90,9%. Seguono il Nord con il +45,9% e il Sud con il +44,5%. Per quanto riguarda le spese per l’amministrazione generale (stipendi, funzionamento della macchina burocratica, affitti, etc.), l’incremento medio nazionale è stato del +41,4%, con una punta massima del +129,6% in Calabria.

Il Centro, con il +47,2%, mantiene la leadership nazionale anche se il Sud lo incalza con una variazione pari al + 46,3%. Chiude il Nord con il + 35,3%. Gli interventi a sostegno delle imprese, invece, hanno registrato a livello nazionale un calo del 12%. Il picco massimo di crescita, comunque, lo si è raggiunto in Umbria (+146,5%). Se al Centro l’aumento è stato del +32,9%, al Nord c’è stato un +2,6%, mentre al Sud è sceso del 33,4%. Infine, i trasporti. L’aumento medio è stato del +29,7%. In Calabria, la variazione della spesa ha raggiunto, addirittura, il + 246,1%. Se al Centro la variazione è stata del +61,2%, al Nord si è attestata al +52,9%. Male al Sud: la contrazione è stata del -6,2%.

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