ROMA – L’allarme cassa integrazione, che corre anche per il 2014 verso quota oltre un miliardo di ore, segnala “che sempre di più bisogna agire con urgenza: il lavoro, la sua centralità, sono la sola via per offrire al paese una prospettiva positiva”, avverte la Cgil, che mantiene alto il pressing sull’esecutivo di Matteo Renzi: “Non perda altro tempo e rilanci subito una politica industriale”.
La Cgil lancia l’allarme rielaborando i dati Inps della cassa integrazione sul periodo gennaio-luglio: quasi 650 milioni di ore di cassa integrazione con 1.055.972 lavoratori coinvolti (pari a circa 530mila a zero ore) che hanno subito un taglio del reddito pari a 2,5 miliardi di euro, in media quasi 4 mila e 700 euro netti in meno in busta paga per ognuno. Con la cassa ordinaria in calo (-29,86% rispetto ai primi sette mesi del 2013) ed il ricorso alla straordinaria che cresce (+19,79%). “Segnale inequivocabile di una crisi strutturale”, avverte il segretario confederale Cgil Serena Sorrentino: “Il lavoro, la sua centralità, sono la sola via per offrire al paese una prospettiva positiva. Eppure in questi giorni di tutto, e del suo contrario, si sta discutendo tranne che dell’emergenza occupazione, ovvero del bisogno non di intervenire ancora una volta sulle regole ma di determinare piani per creare occupazione”.
E’ di attrito il clima tra sindacati e Governo, dopo l’attacco della leader della Cgil Susanna Camusso (“ha meno coraggio di quel che dichiara”) ed il presidente del Consiglio che ha liquidato con una battuta il rischio di tensioni (“Se i sindacati vogliono un autunno caldo facciano loro…già l’estate non è stata granchè”).
A ribattere da Radio Vaticana è il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: “Il presidente del Consiglio farebbe bene a non ironizzare, perché la situazione è molto grave”. E se la Cisl coerente con la sua linea esclude un autunno di scioperi, anche per Bonanni i sindacati alzeranno comunque i toni del confronto: si va verso “un autunno caldo fatto di informazione costante, cruda, spietata, e proteste di sabato e di sera”. Anche la Uil mantiene alto il pressing per le riforme: se anche questo governo dovesse fallire “il 2015 sarà peggiore del 2014”, dice Luigi Angeletti a Qn: “Non vorrei – avverte – correre il rischio di ripercorrere la strada degli ultimi due anni: si rinviano le cose da fare e si rastrellano miliardi nei luoghi usuali come pubblici dipendenti e previdenza e, come con Monti, dopo 4-5 mesi si capisce che mancano i soldi, che la ripresa non arriva, e si va a elezioni anticipate cercando un nuovo Renzi che faccia davvero le riforme”.