Cgil. “Serve più senso della realtà, non il contratto unico”

ROMA, 18 DIC – ''Parlando di lavoro e dei suoi problemi occorre molto piu' senso della realta' e della misura'', dice il segretario confederale Cgil Fulvio Fammoni, che la ha delega sul mercato del lavoro, dopo le prime indicazioni sulla possibile riforma arrivate dal ministro Elsa Fornero.

''Se si vuole combattere la precarieta' – dice il dirigente sindacale – occorre intervenire cancellando tante forme di lavoro precario delle oltre 40 esistenti, intervenendo sul costo, facendo costare di piu' il lavoro precario rispetto a quello a tempo indeterminato, cosa che ad esempio non e' stata fatta nella manovra per quanto riguarda l'intervento sull'Irap''.

E ''occorre garantire stesso salario per stesso lavoro indipendentemente dalla tipologia contrattuale. Sono queste le cose che servono per intervenire sugli oltre tre milioni di lavoratori precari''.

Quella del contratto unico, a cui pensa il governo, puo' e essere una strada? ''Non serve. Un contratto formativo di ingresso per i giovani esiste gia', e' l'apprendistato riformato che dura solo tre anni ma che non viene usato perche' cannibalizzato da forme di lavoro come i falsi stage, i tirocini, i contratti di collaborazione, le partite iva, i voucher, i contratti a chiamata''.

Ed il problema non e' l'articolo 18: ''Non c'e' dubbio, e lo denunciamo da anni – e'la posizione del sindacato di Corso Italia -, che in Italia c'e' troppo precariato e c'e' troppo dualismo nel mercato del lavoro, tra uomini e donne, tra nord e sud, tra precari e non precari. Ma con tutto questo l'articolo 18 non c'entra niente''.

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