Con le nuove aliquote IRPEF, nel 2025 alcuni contribuenti potranno finalmente pagare meno tasse. E gli altri?
Si prevedono importanti modifiche a livello fiscale per l’anno a venire. Novità che, a quanto pare, influenzeranno la spesa prevista per le tasse sul reddito degli italiani. Chi pagherà meno e chi pagherà più tasse? Abbiamo già abbastanza elementi per poter capire cosa cambierà con le aliquote.
Dal Piano Strutturale di bilancio di medio termine 2025/2029 approvato il 27 settembre è infatti giunta la conferma che il Governo darà forma alla conferma delle tre aliquote IRPEF: la volontà sembra essere quella di rendere la novità strutturale. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva già annunciato avrebbe lavorato per confermare l’IRPEF a tre aliquote. E non è tutto: dal ministero è giusta anche l’intenzione di proseguire con il taglio al cuneo fiscale per il 2025.
Il progetto dell’esecutivo è ambizioso, dato che si vorrebbe agire per tagliare le tasse del ceto medio (la fascia compresa tra i 50.000 e i 60.000 euro). Inoltre si sono levate alcune ipotesi interessanti che riguardano la no tax area che: direzioni che, in teoria, potrebbero cambiare in meglio l’imposizione fiscale che grava sulle spalle dei redditi più bassi. Il problema è sempre lo stesso: la copertura economica. Bisogna innanzitutto far quadrare i conti, e per questo sarà complicato riuscire in tutti i progetti presentati o ventilati.
Tornando alla questione delle tre aliquote principali, la situazione del 2025 vedrà una modifica sostanziale per il secondo scaglione. Più precisamente si parla di aliquota confermata al 23% per i redditi fino a 28.000 euro. Poi c’è il 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 60.000 euro: ed è questa è la riduzione importante, rispetto all’attuale aliquota del 35% per i redditi tra 18.000 e 50.000 euro. Poi c’è la terza aliquota, quella del 43% per i redditi superiori a 60.000 euro.
Meno tasse nel 2025: il Governo tende una mano al ceto medio
In pratica si assiste all’ampliamento degli scaglioni, con la fascia del 33% che nei prossimi mesi includerà anche i redditi fino a 60.000 euro, rispetto ai precedenti 50.000 euro. Dunque, nel 2025, a pagare meno tasse rispetto al previsto saranno coloro che guadagnano più di 50.000 euro fino al limite di 60.000 euro.
Le modifiche sono state concertate per ridurre il carico fiscale sul ceto medio. Ovvero quello che è stato maggiormente penalizzato dagli interventi degli anni precedenti. Sono, in pratica, i redditi che nel 2024 non hanno beneficiato in alcun modo del taglio dell’IRPEF, dato che i 260 euro annui di tasse in meno da pagare sono stati sterilizzati dalla franchigia imposta sulle detrazioni di imposta (beffardamente riconosciute solo oltre la soglia dei 260 euro).
Tra l’altro si tratta anche della fetta di popolazione che non beneficia del taglio al cuneo fiscale visto che lo stesso, appunto, si esaurisce al raggiungimento dei 35.000 euro di reddito. I redditi più alti (qualcuno li definirebbe benestanti) continueranno a pagare l’aliquota massima del 43%.
Sempre a proposito del ceto medio, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha posto l’accento sui dati che dimostrano un impoverimento progressivo del ceto medio italiano. E, a tal proposito, ha dichiarato che è indispensabile ridurre l’IRES per le imprese che investono e creano occupazione. Ma anche questa bella iniziativa è a oggi sospesa… Dato che bisognerà prima capire quanti soldi entreranno in cassa grazie alle adesioni al criticatissimo concordato preventivo (che si concluderanno il 31 ottobre).