BRUXELLES, 14 DIC – L'Italia ha cambiato idea sulla Tobin tax: ora e' a favore di una sua introduzione anche solo a livello di Eurozona, mentre a novembre, durante l'ultimo Ecofin, aveva sollevato ''seri dubbi'' per le conseguenze negative sul rifinanziamento del suo debito.
La proposta di varare una tassa sulle transazioni finanziarie viene dalla Commissione Ue, che il 28 settembre scorso l'ha presentata come la punta di diamante della strategia anti-crisi globale. Il presidente della Commissione Jose' Barroso l'ha portata all'ultimo G20 di Cannes, per cercare un consenso globale, che non ha pero' trovato per i 'no' di Usa e Cina, e quindi l'idea e' tornata a Bruxelles dove si e' arenata. Farla a livello di Unione europea, quindi a 27, e' impossibile per il 'no' della Gran Bretagna, e quindi il cerchio si e' ristretto alla sola Eurozona, cioe' a 17.
Ma all'Ecofin di novembre, c'e' stata un'ulteriore battuta d'arresto, con l'Eurozona che si e' spaccata. I dubbi italiani non erano isolati: l'Irlanda ha ammesso di non potersi staccare dalla linea di Londra. Nettamente favorevoli invece la Francia e la Germania, che hanno chiesto una massima accelerazione, con Finlandia, Spagna, Belgio, Grecia, Slovenia e Austria.
In base alla proposta di Bruxelles, soggette all'imposta sarebbero tutte le transazioni, in mercati organizzati o fuori borsa, su strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, derivati e prodotti strutturati) effettuate da enti residenti nella Ue, ovvero banche, imprese di investimento, assicurazioni, fondi pensione, agenti di borsa, fondi speculativi. L'imposta mira a tassare l'85% delle transazioni, ma cittadini e imprese ne sono esenti, visto che non si applica a prestiti ipotecari e bancari, contratti di assicurazione o premi assicurativi e attivita' finanziarie svolte tipicamente da persone fisiche o piccole imprese.
Per ridurre il rischio di turbative dei mercati e di delocalizzazione, la Commissione propone un'aliquota minima per obbligazioni e azioni dello 0,1% e per i derivati dello 0,01%. Il gettito dell'imposta, secondo Bruxelles, sarebbe pari a 57 miliardi di euro all'anno, che sarebbero condivisi tra Ue e Stati: una parte sarebbe impiegata come risorsa propria della Ue, riducendo cosi' i contributi nazionali.
L'idea originale nasce nel 1972, proposta dall'economista premio Nobel James Tobin, e si riferisce inizialmente ad una modica tassa sulle transazioni sui mercati valutari, da destinare tra l'altro allo sviluppo dei paesi più poveri. L'idea riprende quota nel 1997, proposta da Ignacio Ramonet, il direttore di Le Monde Diplomatique, che lancia l'Attac, l'associazione per la tassazione delle transazioni finanziarie e per l'aiuto ai cittadini.