Dati Chrysler: bilancio in rosso negli Usa, ma Marchionne è ottimista lo stesso

Sergio Marchionne
Sergio Marchionne

Per Sergio Marchionne la Chrysler è rinata, snocciolando i numeri dell’utile 2010 l’amministratore delegato Fiat ha sfoggiato ottimismo e ha annunciato che i dipendenti riceveranno un bonus in denaro per la “performance”. Fatta questa premessa sull’azienda americana salvata dalla bancarotta un paio di anni fa con i prestiti del governo Usa, Il Fatto quotidiano con un pezzo di Vittorio Malagutti, fa il paragone tra i dati Chrysler e quelli Fiat.

Se per la prima c’è stato un aumento del 15 per cento delle vetture vendute nel 2010 rispetto al 2009 con ricavi per 41,9 miliardi di dollari, per Fiat si è registrato un business da 28 milioni di euro. E c’è di più perché, scrive Malagutti, “Chrysler è in rosso e nel 2010 le perdite nette sono state pari a 652 milioni di dollari, ma a livello operativo: quindi escludendo le spese per interessi e le tasse la casa di Detroit ha invece raggiunto un utile di 763 milioni”.

Ma c’è di più perché da ottobre a dicembre Chrysler ha fatto una frenata, che sembra Marchionne non abbia considerato nei suoi discorsi: 198 milioni di dollari di utile operativo contro i 239 milioni del terzo trimestre. “Il calo dei profitti trimestrali, hanno spiegato fonti aziendali, sarebbe dovuto alla riduzione delle vendite e all’incremento degli investimenti pubblicitari per il lancio di nuovi modelli che non sono stati compensati del tutto dai risparmi sul fronte industriale. Chrysler nel 2010 è comunque cresciuta di più rispetto al mercato Usa dell’automobile dove si è ritagliata una quota del 9,2 per cento contro l’8,8 per cento del 2009”, scrive Malagutti.

Poi c’è la questione debiti perché il capo della Fiat ha confermato che Chrysler è in attesa di 3,5 miliardi di dollari del dipartimento dell’Energia americano. Spiega Il Fatto: “Una somma che, almeno in teoria, dovrebbe andare a finanziare ricerca e sviluppo, ma potrebbe anche essere utilizzata almeno in parte per compensare la pesante esposizione della casa automobilistica verso il governo di Washington, pari a 5,8 miliardi di dollari, più altri 1,3 miliardi verso quello canadese”.

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