MILANO – La Cina si rafforza nella finanza di Piazza Affari. La Banca Popolare Cinese (Pboc), già presente dallo scorso marzo nei libri soci di Eni ed Enel con quote del 2% circa (rispettivamente 2,10 e 2,07%), torna a comprare partecipazioni di società quotate, puntando quasi 3 miliardi.
Negli ultimi giorni di luglio infatti – e a meno di due mesi dalla visita di giugno del premier Matteo Renzi nel Palazzo dell’Assemblea nazionale del popolo a Pechino – la People’s bank of China ha messo a segno tre nuovi colpi sul listino milanese, acquistando azioni di Fca (ex Fiat), Telecom Italia e Prysmian.
Più nel dettaglio, la Banca Popolare Cinese, ovvero l’istituto centrale della Repubblica Popolare, dalla scorsa settimana detiene il 2,018% di Prysmian, il 2,001% di Fca e il 2,081% di Telecom Italia. L’ingresso nell’azionariato della ex Fiat era emerso già venerdì scorso durante l’assemblea dei soci quando il presidente John Elkann aveva commentato: l’ingresso di Pboc “è una manifestazione concreta di come Fca sia in grado di attirare investitori da tutto il mondo”.
D’altro canto la quota in Telecom era già presente nel libro soci della compagnia telefonica ma soltanto in questi giorni è stata arrotondata al 2%. Complessivamente il portafoglio della Banca popolare cinese in Piazza Affari vale circa 2,82 miliardi. La partecipazione più importante è quella in Eni che ai prezzi di Borsa attuali vale circa 1,44 miliardi, seguono Enel (817 milioni), Telecom (329 milioni), Fca (177 milioni) e Prysmian (66 milioni). Ma la presenza del capitalismo cinese in Italia non si limita soltanto a queste cinque quote.
E’ notizia della scorsa settimana infatti la cessione di un’importante fetta delle grandi reti energetiche a State Grid of China. Il colosso asiatico ha rilevato dalla Cassa depositi e prestiti, per la cifra di 2,1 miliardi, il 35% di Cdp Reti, la holding che a sua volta detiene il 30% di Snam e, tra qualche mese, anche il 29,8% di Terna. Da segnalare, infine, un’altra recente acquisizione pagata in renminbi: è quella dello scorso maggio a firma di Shangai Electric che aveva rilevato da una costola della Cdp, il Fondo Strategico Italiano, una quota del 40% di Ansaldo Energia per 400 milioni di euro.
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