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Cina, il primo deficit in sette anni: bilancia in rosso di 1,02 miliardi negli scambi

di luiss_smorgana |10 Aprile 2011 17:46

foto Lapresse

ROMA – La fiammata dei prezzi delle materie prime (petrolio, rame, ferro ma anche soia), considerata un vero e proprio rischio per la ripresa economica, pesa anche sulla bilancia commerciale cinese che, nel primo trimestre del 2011, ha registrato il primo deficit degli ultimi sette anni.

Tra gennaio e marzo il rosso accumulato negli scambi tra la Cina e il resto del mondo è stato di 1,02 miliardi di dollari. Le esportazioni sono cresciute del 26,5% su base annua ma per le importazioni l’aumento è stato ancora maggiore e pari al 32,6% rispetto al primo trimestre 2010.

L’Amministrazione centrale delle dogane ha spiegato il disavanzo proprio con il forte incremento dell’import: ”il valore delle importazioni nel primo trimestre – ha sottolineato in un comunicato – ha raggiunto per la prima volta il valore record di 400 miliardi di dollari”.

L’andamento della bilancia commerciale cinese rappresenta un indicatore politicamente estremamente sensibile a livello internazionale. Molti dei partner commerciali del Paese, a partire dagli Stati Uniti, sono infatti in pressing per un apprezzamento dello yuan, il cui scarso valore costituirebbe, a loro giudizio, un aiuto artificiale e sleale alle esportazioni di prodotti cinesi. Di fronte alle richieste americane, il premier Wen Jiabao ha annunciato più volte che la revisione della politica monetaria di Pechino dovrà essere graduale per mantenere la stabilità sociale all’interno della Cina, viste anche le spinte inflazionistiche degli ultimi mesi che potrebbero causare disordini.

Secondo gli analisti, il deficit del primo trimestre è  il segno di un primo riequilibrio, dovuto agli sforzi messi in pratica dal governo cinese che stanno dando i loro frutti più velocemente del previsto. In base alle le previsioni di Mizuho Securities Asia a fine 2011 la bilancia commerciale cinese registrerà un avanzo inferiore ai 150 miliardi di dollari, contro i 183 miliardi dello scorso anno e i 196 miliardi del 2009. La diminuzione sarà dovuta all’inevitabile aumento dei prezzi dei prodotti cinesi dovuto all’incremento del costo del lavoro nel Paese, alla crescita delle importazioni legate allo sviluppo della domanda interna e al rincaro delle materie prime.

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