L’economia cinese perde quota e si teme un atterraggio col botto

La bandiera cinese

WASHINGTON, STATI UNITI – La possente crescita economica cinese sta dando segni di rallentamento e la domanda che si pongono gli economisti è se la frenata sarà graduale o tanto improvvisa da arrecare danni alla fragile economia globale. Il rallentamento è pilotato dal governo, intenzionato ad arginare l’espansione solo quanto basta per ridurre l’inflazione senza fermare la crescita dell’occupazione.

Ma non è un compito facile, afferma Barry Eichengreen, docente di economia all’Università della California a Berkeley. ”Allo stato dei fatti – dice – nessuno può dire con certezza se ci riusciranno”. L’esplosiva crescita cinese fa invidia ai Paesi industrializzati come gli Stati Uniti e i membri dell’Unione Europea.

Secondo l’ultima analisi trimestrale relativa ad aprile-giugno del Global Economic Tracker dell’Associated Press, solo l’assai più piccola economia argentina ha eguagliato la crescita cinese del 9,5 per cento anno. Per contro, l’economia americana è cresciuta dell’1,3 per cento nel trimestre aprile-giugno per risalire al 2,5 per cento nel trimestre luglio-settembre. Il Global Economic Tracker dell’AP sorveglia i dati economici e finanziari in 30 Paesi che rappresentano l’80 per cento della produzione globale.

Gli economisti temono che gli interventi del governo di Pechino non abbiano il successo sperato e che la Cina possa essere vittima di un ”hard landing”, un atterraggio col botto, ovvero che un’improvviso calo della crescita cinese danneggerebbe le economie degli Stati Uniti, dell’Europa e dei piccoli Paesi dove la Cina acquista carbone, rame ed altre materie prime.

Questa minaccia arriva mentre gli Stati Uniti si stanno ancora sforzando di riprendersi dalla Grande Recessione del 2007-2009 e la crisi del debito europeo potrebbe trascinare il continente in una recessione che avrebbe ripercussioni negli Usa ed in altri Paesi. Intervistati dalla Society of Actuaries, che valuta i rischi finanziari, i manager delle corporazioni negli Stati Uniti, Canada e altrove, hanno dichiarato che un rallentamento della crescita in Cina è il rischio più grave per le loro attività.

Il cosiddetto ”hard landing” non danneggerebbe solo l’export americano ed europeo, ma avrebbe anche l’effetto di destabilizzare la società cinese ed aumentare le tensioni commerciali globali. Tartassata da un’alta inflazione e dalla diminuzione dell’export, la crescita cinese, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) rallenterà dal 10,3 per cento registrato l’anno scorso, al 9,5 per cento quest’anno e al 9 per cento nel 2012. Quanto all’economia globale, secondo le stime del FMI quest’anno crescerà del 4 per cento.

 

 

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