La Cina vuole i mercati della sponda sud del Mediterraneo. Italia testa di ponte dell’egemonia commerciale

La Cina cerca una via, un avamposto, un punto di “sbarco”, per avviare rapporti commerciali ed “invadere” il mercato dei paesi del Meditarraneo. Una sorta di Marco Polo alla rovescia. Questo avamposto potrebbe essere l’Italia dopo che il premier Wen Jiabao è volato giovedì a Roma per aprire una nuova stagione di collaborazione tra i sistemi imprenditoriali dei due paesi.

L’Italia rientra perfettamente nel perimetro dei nuovi interessi commerciali di Pechino. Vi rientrano il suo essere paese membro dell’Ue, avere porti e logistica affacciati sul Mediterraneo e facilmente raggiungibili da Suez a differenza dei porti del Nord Europa. La Cina, che pianifica l’economia come parte integrante della geopolitica e della sicurezza, guarda alla sua proiezione nel Mediterraneo per sostenere gli eccezionali ritmi di crescita, rompere l’eccessiva interdipendenza con gli Stati Uniti e rendere più sicure le linee di rifornimento petrolifero che dall’Africa subsahariana, regione ormai egemonizzata, e dal Golfo Persico garantiscono l’energia necessaria ai ritmi accelerati della sua crescita.

Fino ad oggi la Cina non si è rivelata essere un grande investitore nel Maghreb e nel Mashrek. Nel 2007 gli investimenti diretti nell’area ammontavano a 168 milioni di euro. I cinesi intendono privilegiare il settore automobilistico ma anche l’energia con 50 milioni di dollari investiti dalla cinese Cnpc nel 2007 per lo sfruttamento di un campo petrolifero nel Nord Est della Siria. Con nuovi avamposti in Italia, Grecia e Turchia, la Cina pensa di approvvigionarsi di risorse e tecnologie utili per guardare poi il Mediterraneo come area strategica nella quale costituire un tessuto industriale e commerciale che favorisca la presenza in settori economici laddove il presidio europeo si sta allentando o è scomparso.

Una sorta di “economia di sostituzione” per produrre a basso costo beni che l’Occidente non produce più o non riesce a esportare in quei Paesi. Come già realizzato nella più totale indifferenza dell’Occidente nell’Africa subsahariana, anche nella sponda Sud del mediterraneo la Cina intende sostituire gli antichi “egemonismi” europei e americani e imporsi come potenza di riferimento per stabilizzare la regione e garantire lo sviluppo dell’area. Strategia che non vede il Mediterraneo come linea del fronte di un conflitto di civiltà ma semplicemente elemento di continuità con il Corno d’Africa e l’Africa subsahariana.

Gestione cookie