Cina: operai in piazza contro la fabbrica del sindaco di Prato a Shanghai

Pubblicato il 11 Agosto 2010 - 11:14 OLTRE 6 MESI FA

La Cina non è esattamente un Paese dove si sciopera tutti i giorni ricorrendo a pretesti fumosi. Eppure gli operai cinesi  dipendenti dell’azienda italiana Sasch, nella giornata di martedì 10 agosto hanno deciso di incrociare le braccia e di manifestare  a Shanghai dinanzi al palazzo che ospita gli uffici dell’Istituto del Commercio Estero e del Consolato italiano.

Una sessantina di dipendenti della societa’ tessile Txy di proprieta’ della Sasch – l’azienda fiorentina il cui azionista di maggioranza è il sindaco di Prato Roberto Cenni – si sono riuniti nel The Center, il palazzo nell’ex concessione francese di Shanghai che, al diciannovesimo piano, ospita gli uffici del Consolato italiano, dell’Istituto di Cultura, dell’Ice e della Camera di Commercio italiana in Cina.

”Vogliamo consegnare una lettera appello – ha detto all’Ansa  Wang, uno dei lavoratori – affinché le autorità italiane ci aiutino a recuperare gli stipendi che la Sasch non ci ha pagato”. La manifestazione, del tutto pacifica, è avvenuta quando gli uffici consolari erano oramai chiusi. La lettera, dagli stessi operai, è stata recapitata, anche se non ci sono commenti o conferme dalla sede diplomatica.

La Sasch è un’azienda di abbigliamento fondata negli anni ’80 famosa anche per essere sponsor di diversi concorsi di bellezza. Il suo azionista di maggioranza, Roberto Cenni, è anche sindaco di Prato, noto per le sue battaglie contro l’illegalità causata, a suo giudizio, anche dalla forte immigrazione clandestina cinese.

La situazione, in ogni caso è complessa. Nella serata di martedì la Sasch ha diffuso un comunicato in cui si definisce parte lesa e punta il dito contro presunte irregolarità gestionali da parte della controllata cinese dell’azienda. Di certo c’è che la Sasch, dopo un periodo d’oro non naviga in buone acque. C’è dell’altro: il Cenni imprenditore rischia di pagare l’intransigenza del Cenni sindaco. A Pechino, infatti, la guerra all’immigrazione cinese a Prato non è passata inosservata e lo sciopero “anomalo” potrebbe averci qualcosa a che fare. Solo ipotesi, certo. Intanto, però, gli operai cinesi sono scesi in piazza.