NICOSIA – Non c’è piano che tenga. La fuga dei soldi da Cipro è già cominciata. Cominciata molto prima di giovedì 28 marzo, il giorno in cui a Cipro, dopo una settimana di chiusura da crisi, riaprono le banche. Non bastano le cautele e il tetto ai prelievi. Molti dei soldi depositati nella Bank of Cyprus sono già stati portati via subito prima dello scoppio della crisi, ben prima della serrata delle banche. Per la precisione, dall’inizio dell’anno, 2,7 miliardi depositati nelle banche dell’isola sono già finiti altrove.
E, sorpresa, a far sparire i soldi dall’isola non sarebbero stati i super ricchi russi ma gli europei. Scrive su Repubblica Raffaele Ricciardi:
Non gli oligarchi russi, ai quali si può ricondurre una buona fetta dei soldi depositati presso le banche di Cipro (variabile a seconda delle stime tra i 25 e i 30 miliardi, considerando società cipriote ed estere, sui circa 67 miliardi totali). A riempire le valigette di contanti e ritirarli dall’isola mediterranea sono stati i cittadini dell’Eurozona, che hanno portato via un terzo dei loro depositi nel solo mese di febbraio (già a gennaio si era registrato un rilevante -14,6%).
Un fenomeno iniziato alle prime avvisaglie di crisi, ai primi scricchiolii del sistema cipriota. Scrive ancora Repubblica:
L’ultima pubblicazione – quella di oggi, relativa a marzo 2013 ma basata sui dati del febbraio scorso – alla voce che raggruppa tutti i depositi di soggetti non finanziari (imprese, famiglie e via dicendo) presso le banche segna un totale di 67,4 miliardi. L’aggregato è in calo rispetto ai 68,4 miliardi di gennaio e dai 70,1 miliardi di dicembre. Se nel primo mese del 2013 si era registrata una flessione annua dell’1,7%, nel secondo mese il calo dei depositi ha accelerato al -3,1%. Da inizio anno 2,7 miliardi di euro se ne sono andati dalle banche di Cipro.
Insomma la fuga dei soldi da Cipro è iniziata ben prima di marzo. Per il mese in corso i dati ancora non ci sono. Quando arriveranno, poco ma sicuro, ci sarà da riflettere. Su un piano “anti-fuga” pensato forse troppo tardi.