NEW YORK – Vikram Pandit lascia a sorpresa le redini di Citigroup, il colosso bancario americano. La notizia ha lasciato tutti di stucco, dipendenti e pure alcuni dirigenti, visto che giunge a poche ore da una trimestrale oltre le attese e una crescita del 3% dei ricavi. Pandit ha annunciato che lascerà con effetto immediato. Il suo posto sarà preso da Michael Corbat, il responsabile di Europa, Medio Oriente e Africa di Citigroup, banca nella quale ha trascorso l’intera carriera.
A lasciare la banca è anche John Havens, braccio destro di Pandit. L’istituto di credito ha descritto l’uscita di Pandit come amichevole. Ma l’annuncio a sorpresa non convince: secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato lo stesso consiglio di amministrazione, su pressione del presidente Michael O’Neill, a cacciare l’amministratore delegato che ha guidato Citigroup durante la crisi e il salvataggio da parte del governo. La decisione di mettere alla porta Pandit sarebbe legata ad alcuni recenti passi falsi. Il board di Citygroup non avrebbe gradito il modo in cui Pandit ha gestito i rapporti con le autorità di regolamentazione, il downgrade di Moody’s e i 2,9 miliardi di svalutazioni per Smith Barney.
Per lo più però sono rumors che non lasciano intravedere per la banca, almeno per il momento, nuove grane legali o regolamentari. E’ lo stesso Pandit che, in un’intervista al Wall Street Journal, cerca di spazzare via speculazioni: “Le dimissioni sono state una mia decisione”, ha detto. “Non lo avrei fatto se non avessi ritenuto che Citigroup non fosse in una buona posizione. Ritengo che la società sia pronta a decollare”.
L’annuncio però è una doccia fredda per i dipendenti e per tutta Wall Street: con l’uscita di Pandit, sono soltanto due gli uomini superstiti che restano al loro posto dopo aver guidato le banche di Wall Street fuori dalla crisi finanziaria. Si tratta di Jamie Dimon di JPMorgan e di Lloyd Blankfein di Goldman Sachs. Entrambi hanno ottenuto performance migliori di Pandit, al quale comunque va riconosciuto di aver traghettato l’istituto di credito per cinque anni attraverso la crisi finanziaria, ripagato il prestito ricevuto nell’ambito del programma Tarp ed essere tornato in positivo nel 2010 dopo le forti perdite di inizio crisi.