Alla fine, ci siamo arrivati. Il servizio meteo della Ue, Copernicus, ha reso noto che nei 12 mesi tra il febbraio del 2023 e il gennaio del 2024, per la prima volta la temperatura media del mondo ha sforato il tetto di 1,5 gradi dai livelli preindustriali. Per la precisione, in quei 12 mesi è stata di 1,52°C superiore alla media del periodo 1850-1900. Non superare 1 grado e mezzo dai livelli preindustriali è il limite che i Paesi del mondo si sono dati con l’Accordo di Parigi del 2015 e con la Cop26 di Glasgow del 2021.
Ora, Copernicus attesta che negli ultimi 12 mesi quel limite lo abbiamo oltrepassato. Se sarà così anche in futuro, l’Accordo globale sul clima sarà carta straccia, in barba alle dichiarazioni solenni dei vertici internazionali. Copernicus non è stata avara di cattive notizie. Il mese di gennaio 2024 è stato il gennaio più caldo mai registrato al mondo. Con una temperatura media dell’aria superficiale di 13,14°C, ha battuto di 0,12°C il record precedente del 2020. Il gennaio 2024 è stato più caldo di 0,7°C rispetto alla media dell’ultimo trentennio (1991-2020), e di 1,66°C rispetto alla media dell’era preindustriale.
“Il 2024 inizia con un altro mese da record”, commenta Samantha Burgess, vicedirettore del servizio di Copernicus per il cambiamento climatico. E aggiunge: “Una rapida riduzione delle emissioni di gas a effetto serra è l’unico modo per fermare l’aumento delle temperature globali”.
Il climatologo Filippo Giorgi, che era in forza al comitato dell’Onu per il clima, l’Ipcc, quando nel 2007 ha vinto il Nobel per la pace, è pessimista.
“Il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre, come avevo previsto a marzo 2023 – commenta -: il 2024 potrebbe superare quel primato e diventare l’anno più caldo di sempre, o essere il secondo più caldo”. “I cambiamenti climatici coinvolgono acqua, perdita di biodiversità – spiega ancora Giorgi -, comportano problemi in agricoltura, nelle zone costiere. Non so se siamo equipaggiati, anche culturalmente, per affrontarli. Basta poco per innescare una crisi economica”.
Commentando i dati di Copernicus, Coldiretti ha ricordato come “il caldo fuori stagione favorisce in tutte le piante il risveglio anticipato, con fioriture come per le mimose in anticipo di oltre un mese rispetto alll’8 marzo; il pericolo è esporre le coltivazioni ad un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature, con la conseguente perdita dei raccolti”.
A preoccupare è anche la siccità, “che mette a rischio le semine di cereali, legumi, ortaggi, ma anche il foraggio nei pascoli”. Per la scienziata del Wwf Stephanie Roe, “occorre raggiungere il picco delle emissioni di gas serra nel prossimo anno, e ridurle a livello globale di almeno il 43% entro il 2030”.
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