Cnel, allarme disoccupazione: "A rischio 28,8% giovani"

ROMA, 14 LUG – Anche quest'anno e' allarme disoccupazione ed aumentano i giovani che non lavorano, ne' studiano: sono circa il 28,8% solo nella fascia tra i 25-30 anni. In crescita anche gli ''scoraggiati''. E' quanto emerge dall'analisi contenuta nel Rapporto del Cnel sul ''Mercato del lavoro 2010-2011'', presentata oggi a Villa Lubin.

''L'economia italiana – spiega il Cnel – e' troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l'1% del Pil, le unita' di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre''. L'uscita dalla crisi ''e' molto lenta e l'attuale quadro economico dell'Italia non garantisce il recupero dei posti di lavoro persi'', sottolinea lo studio che avverte: ''il rischio disoccupazione riguarda soprattutto i giovani. Si aggrava infatti il fenomeno dei neet (not in education or training nor in employment), cioe' coloro che risultano fuori dal mercato del lavoro e che non sono impegnati in un processo di formazione''. I dati mostrano che ''se prima della crisi il tasso di neet si aggirava attorno al 16% tra i piu' giovani (16-24 anni) e al 24% tra i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18,6 e al 28,8% nel terzo trimestre del 2010''. Il Cnel spiega che ''la crisi aggrava le probabilita' dei giovani di restare nella condizione di neet, cosi' come aumenta in modo preoccupante lo 'scoraggiamento' di chi addirittura rinuncia a cercare lavoro''.

La recessione ha inoltre inciso sul passaggio dai contratti a termine a quelli a tempo indeterminato: ''prima della crisi – secondo lo studio – quasi il 31% dei giovani con contratto temporaneo passavano l'anno successivo ad un lavoro permanente, contro poco piu' del 22% attuale''. Riguardo alla formazione si osserva che sebbene i laureati siano piu' facilitati se il titolo coincide con la domanda di lavoro, resta ampio e crescente il fenomeno dell'overeducation, dato anche che le minori opportunita' professionali aumentano la disponibilita' dei laureati ad accettare lavori che richiedono livelli d'istruzione piu' bassi.

Gestione cookie