Nel 2023, le Forze dell’Ordine hanno ampliato i loro controlli, ciononostante i sequestri sono calati: i dati sul traffico di cocaina.
I narcos hanno trovato nuovi canali sicuri per far arrivare la coca in Italia? Attraverso la relazione annuale D.C.S.A. (direzione centrale per il servizio antidroga), il Ministero dell’Interno ha cercato di analizzare i risultati della lotta al traffico illecito delle sostanze stupefacenti. E dati illustrati non sono incoraggianti. Nel 2023, si legge nella relazione, è cresciuto il volume dell’azione di contrasto delle Forze di Polizia italiane, ovviamente in collaborazione con le Polizie estere, allo spaccio di droghe. Ma i risultati sono stati scadenti.
Soprattutto riguardo alla cocaina, che è la sostanza stupefacente più commercializzata in Italia, i controlli sono cresciuti rispetto al 2022. Le operazioni di polizia giudiziaria concluse nel 2023 sono state più di 8.500 su tutto il territorio italiano e ai confini. E il dato ha segnato un +13,9% rispetto a quello del 2022. Le persone segnalate all’autorità giudiziaria sono state invece 13.357 in tutto (un +8,65% rispetto ai dati dell’anno precedente), di cui quasi 10.000 arrestate. E anche in questo caso la percentuale è più alta (+9,71%) rispetto a quella del 2022.
Tuttavia, per i sequestri di cocaina, i risultati sono stati in evidente calo. Lo Stato ha sequestrato in tutto l’anno meno di 20 tonnellate. Per la precisione, la relazione parla di 19.826,79 kg. Cioè il 24,6% circa in meno rispetto a quanto sequestrato nel 2022 (26.293,63 kg). E tale dato sembra indicare che organizzazioni criminali (la ‘ndrangheta in primis) abbiano preso le giuste contromisure ai controlli.
Sequestri di cocaina in calo: così i trafficanti evitano i controlli
Per non vedersi sequestrare ingenti quantità di cocaina, i trafficanti stanno scegliendo la via della parcellizzazione: meglio tanti carichi di peso inferiore che poche grosse spedizioni. Una strategia ottimale per far scendere le probabilità di essere intercettati e limitare le perdite di fronte a dei sequestri. Ovviamente, le organizzazione sembrano aver scelto di ridurre i rischi anche a fronte di costi maggiorati in ottica logistica.
La cocaina continua a essere la sostanza maggiormente consumata dopo la marijuana. E il grosso dei carichi di cocaina è arrivato via mare. I principali attori del commercio di coca scelgono ancora le rotte marittime, sfruttando la tecnica della contaminazione dei container.
Il più delle volte la cocaina viene nascosta nella merce legalmente commercializzata, tramite il sistema chiamato rip-on rip-off, ovvero con lo scarico di parte del contenuto in un porto intermedio e la sostituzione con la cocaina. Si usa anche molto la tecnica del collocare dei borsoni pieni di cocaina a ridosso delle porte di apertura dei container, in modo da favorirne il recupero da parte di persone conniventi nei porti. In altri casi, sono i membri dell’equipaggio a scaricare la merce in punti prestabiliti lontani dal porto ma prossimi alla costa. Lo scarico può avvenire anche direttamente in mare, come dimostrano casi verificatisi nel canale di Sicilia.
Dal porto, la coca viene trasportata all’esterno da operatori portuali conniventi oppure a squadre organizzate di affiliati. I sequestri più significativi sono avvenuti nelle acque antistanti Porto Empedocle, con la scoperta di più di 5.000 chili di coca. E poi al largo della Sicilia (quasi 2.000 chili, per un valore stimato di 200.000 euro) e nel porto di Gioia Tauro (due sequestri da circa 1.300 chili).
l dati recenti dicono che l’Italia è uno dei Paesi con il più alto consumo di cocaina in Europa. A pippare più degli italiani ci sono solo gli spagnoli e gli inglesi. Le analisi delle acque reflue hanno rivelato che il consumo maggiore avviene a Pescara, Venezia, Fidenza, Roma e Bologna: i valori di consumo di cocaina suggeriscono la presenza di 20 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti.