Il Risparmiometro, recentemente rinominato Vera (Verifica dei Rapporti Finanziari), è uno strumento fondamentale nel contrasto all’evasione fiscale, utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per monitorare le attività economiche dei contribuenti.
Questo algoritmo si avvale di tecnologie avanzate, inclusa l’Intelligenza Artificiale, per analizzare i dati finanziari e identificare eventuali discrepanze tra i risparmi posseduti e i redditi dichiarati. Ma come funziona esattamente il Risparmiometro e quali misure possono adottare i contribuenti per evitare controlli indesiderati? Scopriamolo insieme.
Cos’è il Risparmiometro
Il Risparmiometro analizza e incrocia i dati finanziari dei contribuenti, esaminando una vasta gamma di prodotti, tra cui:
1. Conti correnti
2. Carte di pagamento
3. Libretti di risparmio
4. Conti deposito
5. Buoni fruttiferi
6. Titoli di Stato
7. Azioni
8. Obbligazioni
9. Prodotti assicurativi
10. Fondi pensione
Il sistema si attiva quando si verifica uno scostamento superiore al 20% tra i redditi dichiarati e i risparmi accumulati, attivando così un alert per l’Agenzia delle Entrate. Questo strumento ha come obiettivo la trasparenza e la lotta all’evasione fiscale, ma può risultare problematico per chi non è in regola con le proprie dichiarazioni.
Il Risparmiometro si applica a tutti i contribuenti, inclusi:
– Lavoratori autonomi
– Professionisti
– Lavoratori dipendenti
– Disoccupati
I disoccupati, in particolare, possono essere più vulnerabili ai controlli, poiché è più facile identificare anomalie tra le entrate dichiarate e i risparmi accumulati. Inizialmente, i dati utilizzati per i controlli sono anonimizzati per tutelare la privacy dei contribuenti. Solo in caso di sospetto di evasione fiscale si procede con controlli più approfonditi, che possono essere disposti sia dall’Agenzia delle Entrate che dalla Guardia di Finanza.
Cosa implica il discostamento?
Un discostamento significativo tra redditi e risparmi può sollevare sospetti di entrate non dichiarate. Ad esempio, un contribuente disoccupato con risparmi ingenti potrebbe attirare l’attenzione. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate non può emettere una cartella esattoriale basata esclusivamente sul Risparmiometro. Prima di tutto, il contribuente riceverà una comunicazione per giustificare la provenienza dei fondi.
Per evitare problemi, è cruciale che i contribuenti possano dimostrare che i loro risparmi derivano da fonti lecite, come:
1. Eredità
2. Vendite
3. Donazioni
Inoltre, è fondamentale mantenere traccia di qualsiasi movimentazione finanziaria significativa, poiché anche una semplice vincita potrebbe comportare obblighi fiscali.
Quali anomalie possono essere segnalate
Le anomalie rilevate dal Risparmiometro possono variare. Ecco alcuni esempi:
– Un lavoratore dipendente con un reddito annuo di 24.000 euro che riceve 3.000 euro mensili sul conto corrente.
– Un disoccupato che riceve bonifici regolari, anche di importo modesto.
– Un pensionato che riceve somme non dichiarate.
Inoltre, acquisti di beni di lusso, come auto costose o immobili, da parte di chi ha redditi apparentemente modesti possono sollevare sospetti. L’attivazione del Risparmiometro può anche avvenire in seguito a segnalazioni di anomalie, come spese eccessive rispetto ai redditi dichiarati.
Essere proattivi nella gestione delle proprie finanze e nella dichiarazione dei redditi è essenziale per evitare problematiche con il Fisco e mantenere una posizione finanziaria sana e trasparente. Conoscere il funzionamento del Risparmiometro può fare la differenza nel garantire la propria sicurezza fiscale.