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Confindustria, Corte dei Conti e Istat: tre schiaffi ravvicinati al governo

di Emiliano Condò |28 Giugno 2012 19:20

ROMA – Comincia (e non è una novità) Confindustria, poi ci si mette la Corte dei Conti e infine l’Istat: nel giro di una manciata di minuti arrivano tre schiaffi in faccia al governo. Schiaffi nella forma di numeri e analisi: numeri che  raccontano di conti che non tornano e di un Paese che va male, anzi malissimo, e analisi che raccontano come i problemi che ha l’Italia, fino ad ora, non siano stati neppure “scalfiti”. Schiaffi che arrivano a poche ore dall’inizio del vertice Ue, decisivo per la crisi dell’Euro.

Il primo schiaffo, insomma, arriva dal centro studi di Confindustria. Stavolta non c’entra la riforma del lavoro definita da Giorgio Squinzi una boiata, ma la critica è anche peggiore: “Il Paese è nell’abisso. (…) I danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia”. Insomma la crisi come una guerra: qualcosa che esula dai toni normalmente istituzionali dei rapporti e dai dirigenti degli industriali. Quanto al lavoro, però, anche alla vigilia del vertice Squinzi si ripete, seppure in versione più sobria: “Non la condivisiamo assolutamente”.

L’abisso raccontato da Confindustria è fatto di recessione e disoccupazione.  Lo dicono le stime del pil, ancora ribassate: c per il 2012 al -2,4% (dal -1,6%); per il 2013 al -0,3% (dal +0,6%). Recessione quindi “più intensa” e ripresa che si farà attendere fino alla seconda metà del 2013. Poi la disoccupazione:  il 2013 andrà in archivio con un milione e 482mila posti di lavoro in meno dal 2008, inizio crisi. La disoccupazione salirà al 10,9% a fine 2012 e toccherà il record del 12,4% nel quarto trimestre 2013 (13,5% con la Cig).

Quindi gli industriali provano a proporre una via d’uscita: ”Liberare l’Italia dal piombo della burocrazia è la via maestra per riportare il Paese su un alto sentiero di sviluppo”. Anche lavorando sulla pubblica amministrazione perché, spiega il rapporto, una “diminuzione dell’1% dell’inefficienza della pubblica amministrazione è associata ad un incremento dello 0,9% del livello del Pil pro-capite e di 0,2 punti percentuali della quota dei dipendenti in imprese a partecipazione estera sul totale dell’occupazione privata non agricola”. Infine il pareggio di bilancio che secondo gli industriali nel 2013 “non ci sarà”.

Il secondo schiaffo, appena più dolce, arriva dalla Corte dei Conti e dal suo Rendiconto generale dello Stato. Scrivono i magistrati contabili che “per quanto impressionanti” i risultati raggiunti “non basteranno”. Perché se i tagli vanno bene c’è anche il rischio di un “rischio di avvio di un circolo vizioso per quanto riguarda la crescita”.

Per evitare che gli sforzi compiuti sul fronte dei conti pubblici non siano sufficienti, è la ricetta dei magistrati, bisogna ”eliminare la polvere nascosta sotto il tappeto”. Quindi l’invito a fare più secondo i criteri del merito: ”Alla riduzione della spesa per il pubblico impiego si è reagito  distribuendo a pioggia le risorse che dovevano essere destinate a premiare il merito. Allo snellimento di strutture amministrative si è reagito facendo ricorso alla moltiplicazione di convenzioni con organismi esterni. Ai vincoli del patto di stabilita’ ci si e’ sottratti con la moltiplicazione degli enti e delle societa’ partecipate”.  Secondo la Corte, poi, è necessario intervenire sulle “persistenti zone grigie di scarsa trasparenza dei conti pubblici, che lasciano intravedere potenziali rischi di emersione di oneri latenti”.

Il terzo schiaffo arriva dall’Istat con i dati dell’inflazione del mese di giugno. Inflazione che anche senza ripresa sale al 3.3%. Sale nonostante, una volta tanto, siano in calo i prezzi del carburante, il cosiddetto carrello della spesa ovvero l’insieme dei prezzi dei prodotti acquistati con più frequenza. A giugno arriva è del 4,4% su base annua: n rialzo in accelerazione su maggio (+4,2%) e superiore all’inflazione (3,3%).

Pansa: “I prossimi mesi peggio di adesso”. ”Sono fondamentalmente un pessimista. Penso che i prossimi mesi saranno peggiori degli anni passati”: lo ha detto il direttore generale di Finmeccanica Alessandro Pansa commentando i dati del Centro studi di Confindustria. Pansa ha detto anche: ”il Governo fa quello che può e lo fa benissimo”. ”In Italia oggi – ha aggiunto – abbiamo un problema di rischio Paese che travalica qualsiasi istituzione economica. E’ qualcosa che viene da lontano, il prodotto di 15 anni di scelte di finanza pubblica e politica industriale”.

A proposito del lavoro che sta facendo il Governo, Pansa, a margine della presentazione del Bilancio di sostenibilità 2011 di Finmeccanica, ha osservato che ”la performance di un Paese non può dipendere da un gruppo di 15 persone, brave, capaci e perbene, e menomale che le abbiamo, ma non sono dei Padreterni”. Il problema di rischio Paese che ha oggi l’Italia, ha aggiunto, ”non sparirà domattina e nemmeno il più taumaturgico dei Governi, nemmeno il più veloce abbattimento dei tassi di interesse consentira’ alle imprese del Paese di non giocare con la mano destra dietro la schiena nella competizione per attrarre capitali di rischio”. ”Abbiamo un handicap – ha aggiunto Pansa – e ce lo portiamo avanti per un numero di anni che per molti andrà oltre l’età della pensione. Non possiamo pensare che 20 anni di certi comportamenti li risolviamo con due vertici europei o con il migliore dei Governi possibili”.

 

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