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Proibito pagare in contante oltre i 100 euro? “No cash” Monti ci pensa

di admin |1 Dicembre 2011 19:12

Lapresse

ROMA, 18 NOV – C’è chi dice che non potremo più fare acquisti in contante sopra i 100 euro, chi dice che sopra i 200-300 euro saremo costretti a pagare con bancomat e carte di credito, ma è probabile che il presidente del Consiglio Mario Monti abbia in mente, come minimo, di proibire i pagamenti “cash” sopra i 500 euro. La lotta al sommerso e all’evasione, quindi, passa anche attraverso una ”stretta” sull’uso del contante. Lo stop ai pagamenti in banconote sopra una certa soglia, annunciato da Mario Monti nel suo intervento programmatico al Senato, potrebbe avere infatti un effetto sul recupero di evasione. E valere quasi quanto una manovra.

Secondo i calcoli dell’Abi, l’associazione dei bancari italiani fortemente interessata a un maggiore utilizzo della “moneta elettronica” che significherebbe per le banche avere molti correntisti in più in tempi di magra, si potrebbe recuperare dal sommerso fino al 3% del Pil, ovvero circa 40 miliardi.

Attualmente la soglia per l’uso del contante e’ fissata a 2.500 euro. Ma tra le ipotesi che circolavano in questi giorni c’è l’abbassamento della soglia fino a 200-300 euro. Oppure una tassazione molto più elevata per chi preleva banconote allo sportello in banca. Si punta così a limitare al massimo i pagamenti cash per rendere “tracciabili” i pagamenti in modo da scoraggiare i pagamenti in nero.

Ma non è solo il recupero dell’evasione a spingere per questa “restrizione”. Geronimo Emili, ideatore dell’iniziativa No Cash Day che si è svolta a giugno con il patrocinio dalla Presidenza del Consiglio e del ministero dello Sviluppo economico, e sponsorizzata (non a caso) da Mastercard spiega: ‘‘Il contante ha un costo: la sua gestione (stampa, trasporto, distruzione, ecc) in Europa vale 50 miliardi di euro l’anno, 10 di questi spesi dall’Italia”. Inoltre, ”il contante contribuisce a gravi iniquità fiscali e sociali per i cittadini e incrementa il fenomeno del sommerso”.

Ma il cash per gli italiani non è ”una mania: più della metà dei cittadini (il 52,1%) lo utilizza per abitudine e la paura di frode o clonazione è un timore solo per il 13,7%”. Spiega invece una ricerca della società Alter Ego, che evidenzia ”un’incoerenza imputabile alla mancanza di informazione e cultura radicata nel nostro paese nell’uso del denaro contante. Il motivo per cui si preferisce il cash è per controllare meglio le proprie spese (37%), per la semplicità d’uso (28,8%) e perché il pagamento è più veloce (12,3%)”. L’Italia è così il fanalino di coda dell’Europa nell’utilizzo dei pagamenti elettronici.

Ma quanto “pesa” oggi il denaro? ”solo per quanto riguarda l’euro, sono oggi in circolazione oltre 13 miliardi e 600 milioni di banconote per un valore di 815 miliardi. Sul fronte delle monete, ne circolano 91 miliardi e oltre 800 milioni di esemplari che valgono, in totale, quasi 22 miliardi e che formerebbero, messe una sopra l’altra, una pila lunga come 4 volte la circonferenza della terra. Ogni anno nell’area euro vengono rimpiazzate tra 6 e 10 milioni di banconote. E’ possibile solo immaginarne il peso, il valore e l’impiego di risorse finalizzate all’estrazione e alla lavorazione dei metalli utilizzati per il conio delle monete”.

Il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera è d’accordo sul fatto che bisognerebbe ridurre sempre di più il contante che circola in Italia, ma ritiene che bisognerebbe anche agire sulle commissioni bancarie che vengono applicate alle carte di pagamento.

Intervistato su Canale 5 da Maurizio Belpietro, Befera ha osservato che ”il problema e’ che da noi c’e’ un uso eccessivo di contante rispetto agli altri paesi europei” e sarebbe percio’ piu’ corretto fare maggior uso di carte di pagamento. ”Ovviamente pero’ – ha avvertito Befera – bisogna intervenire sulle commissioni” bancarie. Il direttore generale delle Entrate ha concluso ricordando che con la diminuzione del contante si avrebbe una notevole riduzione dei costi che la circolazione dei soldi comporta.

Anche Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d’Italia, è favorevole alla riduzione del contante, anche tra privati cittadini, abbassando le soglie di utilizzo: ”rappresenta un ineludibile presidio di legalità”.

”La Banca, in particolare, si sta adoperando per ridurre l’utilizzo del denaro contante, particolarmente diffuso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati, la cui gestione comporta per l’economia costi relativamente elevati: un maggiore ricorso ai pagamenti elettronici si tradurrebbe inoltre in una più estesa tracciabilità delle operazioni di pagamento”, ha affermato Tarantola.

”La trasparenza e la tracciabilità delle transazioni – ha spiegato – sono uno strumento essenziale per il contrasto non solo del riciclaggio, ma anche di altri rilevanti rischi di illegalità come quelli connessi con la gestione dei flussi finanziari degli appalti pubblici, con l’evasione fiscale e, più in generale, con l’economia sommersa. La previsione di limiti alla circolazione del contante e di regole che ne garantiscano l’efficacia, anche se comporta nell’immediato un considerevole mutamento nelle abitudini commerciali degli italiani, rappresenta un ineludibile presidio di legalità”.

Tarantola, parlando delle misure cui guarda Bankitalia per favorire il ricorso a forme elettroniche di pagamento ha detto che: ”L’apertura del mercato a nuovi operatori attivi nel settore dei pagamenti, come ad esempio gli istituti di moneta elettronica e gli istituti di pagamento, può favorire una più ampia offerta di servizi, la riduzione dei costi per la clientela e ‘l’inclusione finanziaria’ cioè l’accesso ai servizi di pagamento da parte delle fasce sociali più deboli. Altre iniziative sono allo studio, in diversi ambiti istituzionali. Vanno considerate positivamente anche le ipotesi di abbassamento del limite di utilizzo del contante nelle transazioni tra privati”.

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