Conti di deposito, bollo da 0,15% a 0,2%: come difendersi dalla mini-patrimoniale

Conti di deposito, bollo da 0,15% a 0,2%: come difendersi dalla mini-patrimoniale (LaPresse)
Conti di deposito, bollo da 0,15% a 0,2%: come difendersi dalla mini-patrimoniale (LaPresse)

ROMA – La chiamano “stangata del 33%” è l’aumento (del 33%, appunto) dell’imposta di bollo dallo 0,15% allo 0,2% sui conti di deposito e in genere sugli “strumenti finanziari”. Aumento disposto dal testo della Legge di stabilità che ha passato l’esame del Senato.

Se la Camera non dovesse cambiare nulla in merito, dal 1° gennaio 2014 entrerà in vigore il rincaro di un terzo della “mini-patrimoniale“, introdotta nel dicembre 2011 col decreto Salva Italia dal Governo Monti allo 0,1% (nel 2012) e poi aumentata allo 0,15% (nel 2013).

L’imposta di bollo parte da un prelievo fisso di 34,20 euro per le persone fisiche, se la giacenza media annua del deposito supera i 5.000 euro. Sotto quella soglia, si è esentati dal pagamento dell’imposta.

Come funziona la mini-patrimoniale? Spiega Giuliano Balestrieri su Repubblica:

“Con l’entrata in vigore del decreto Salva Italia è stata istituita una piccola patrimoniale sugli investimenti con una distinzione tra conti correnti bancari, postali e libretti di risparmio da un lato, e prodotti finanziari dall’altro.
I primi saranno tassati tutti per 34,2 euro con esenzione per i depositi fino a 5mila euro (pagano 100 euro le società e le persone giuridiche);
nel caso di prodotti finanziari l’aliquota sale – da quest’anno – al 2 per mille con esenzione per i fondi sanitari, pensione e i buoni postali fruttiferi con valore di rimborso inferiore a 5mila euro e fissando a 34,2 euro la soglia minima: la stessa dei conti correnti.
Con un prelievo del 2 per mille pagheranno più del minimo solo gli investitori con un portafoglio superiore ai 17 mila euro: “L’80% degli investitori in Italia ha meno di 20mila euro – prosegue Foà -. Il 20% ha meno di 5mila euro”. Tutti gli altri pagheranno 34,2 euro che, però, su 10mila euro sono pari al 3,42 per mille; su mille euro al 3,42 per cento. Insomma l’imposta diventa regressiva”.

Quindi, come fare a difendersi dalla mini-patrimoniale? Per quanto riguarda i conti di deposito, spiega Enrico Marro sul Sole 24 Ore:

“La nuova imposta di bollo colpirà naturalmente anche i conti deposito, già penalizzati da una sensibile contrazione dei rendimenti. Per fortuna, alcuni istituti si fanno ancora carico dell’imposta: tra questi, ricordiamo Banca Ifis, Ibl Banca, Banco Popolare, Bccforweb, Mediocredito del Friuli, Banca Profilo. Ma cosa accadrà con la stangatina? Gli istituti continueranno a pagare o accadrà come nel 2012, quando l’introduzione della “mini patrimoniale” di Monti fece fare dietrofront a molte banche che in precedenza si accollavano l’imposta?

Come difendersi se la banca cambia condizioni
La banca, alla luce della stangata della legge di stabilità, ha tutto il diritto a cambiare le carte in tavola. Deve però comunicare al cliente la proposta unilaterale di modifica. A quel punto però il cliente, entro 60 giorni dalla ricezione di tale comunicazione, ha diritto di recedere dal contratto senza penalità e senza spese di chiusura ottenendo, in sede di liquidazione del rapporto, l’applicazione delle condizioni precedentemente praticate.

Cosa dice il Testo Unico
L’articolo 118 del Testo Unico Bancario (decreto legislativo 385/93), nel comma 2, spiega infatti che «qualunque modifica unilaterale delle condizioni contrattuali deve essere comunicata espressamente al cliente secondo modalità contenenti in modo evidenziato la formula: “Proposta di modifica unilaterale del contratto”, con preavviso minimo di due mesi, in forma scritta o mediante altro supporto durevole preventivamente accettato dal cliente. La modifica si intende approvata ove il cliente non receda, senza spese, dal contratto entro la data prevista per la sua applicazione. In tale caso, in sede di liquidazione del rapporto, il cliente ha diritto all’applicazione delle condizioni precedentemente praticate».

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