Conti pubblici e spread: l’illusione d’esser salvi. Letta “a rapporto” da Visco

Conti pubblici e spread: l'illusione d'esser salvi. Letta "a rapporto" da Visco
Conti pubblici e spread: l’illusione d’esser salvi. Letta “a rapporto” da Visco

ROMA – Conti pubblici e spread: l’illusione d’esser salvi. Letta “a rapporto” da Visco. Primo ministro, governatore della Banca d’Italia e ministro dell’Economia si sono riuniti stamattina (5 agosto) per definire un’agenda economica a questo punto irrinunciabile, perché il Paese è al bivio decisivo per la ripresa e l’instabilità politica scatenata dalla condanna a Berlusconi rischia di vanificare tutti gli sforzi e i sacrifici per garantire copertura economica ai tanti provvedimenti rimasti in cantiere. E soprattutto per non fornire ai mercati l’immagine di un Paese perfetto come bersaglio della speculazione finanziaria.

Se da una parte Giorgio Napolitano appare come l’unico arbitro e garante politico, Enrico Letta, Ignazio Visco e Fabrizio Saccomanni rappresentano al momento l’unica unità di crisi al lavoro. Partiamo da un dato: un  solo mezzo punto in più nei rendimenti dei titoli di Stato vale 2,5 miliardi in un solo anno, 5 il secondo, per schizzare a 6 nel terzo. E’ fondamentale contenere lo spread almeno ai livelli attuali. Per non pregiudicare il difficile aggancio alla “folata” della ripresa prevista nel quarto trimestre, sempre che il tornado giudiziario che si è abbattuto sulla politica non ci riporti alla casella di partenza. Visco  e Banca d’Italia sono i più preoccupati e lo hanno già chiaramente fatto sapere.

Ai suoi più stretti collaboratori il governatore Ignazio Visco ripete che in questa fase di lenta e delicata ripresa dell’economia sarebbe davvero fatale un nuovo shock o, peggio, un lungo e rissoso periodo di instabilità. Le urgenze da affrontare sono troppe per interrompere il cammino intrapreso: dai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, per ridare ossigeno alle imprese, alla riforma della tassazione sugli immobili, alla messa in sicurezza dei conti pubblici. Con l’uscita dalla procedura d’infrazione da monetizzare in autunno. Insomma, i cantieri aperti dal governo Letta vanno chiusi per innescare un circolo virtuoso e sfruttare le nuove risorse europee. In ballo ci sono 12 miliardi da destinare al rilancio dell’occupazione e allo sviluppo. Spazi di manovra faticosamente conquistati in questi mesi grazie ad una cura tutta incentrata sul rigore. Ma se i mercati dovessero girare le spalle all’Italia tutto il lavoro fatto svanirebbe. (Umberto Mancini, Il Messaggero, 5 agosto)

Tocca adesso a Letta mantenere gli impegni, lo spread è in agguato. L’operazione risanamento è appena cominciata: quello che conta è non fermarsi adesso perché la vera ripresa è ancora di là da venire. Ma, non riscuotere il “dividendo stabilità” sarebbe l’ennesima falsa partenza. L’incontro con Visco e Saccomanni potrebbe anche essere un’occasione per fare il punto sul sistema bancario italiano alla vigilia del varo dell’Unione bancaria e dopo le prese di posizione di Bruxelles su alcuni istituti italiani. Proprio nei giorni scorsi il governatore ha ricordato che da un’analisi dell’Fmi sulle nostre banche emerge ”una capacita’ di tenuta a shock esterni in termini di capitale”, che il sistema e’ solido, e ha lasciato capire che non ci sono eccessive preoccupazioni. Ma una strada va tracciata anche su un altro fronte assolutamente di primissimo piano: quelle privatizzazioni e dismissioni annunciate per l’autunno dal presidente del Consiglio Letta nei giorni scorsi e su cui ha spiegato Letta il governo dovrebbe lavorare tra agosto e settembre. La parola d’ordine e’ fare volano e trovare le risorse ma con l’imperativo di presentare a ottobre all’Unione Europea una legge di stabilità per il 2014 con i conti in ordine e riforme.

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