I migranti non li vogliamo. Assolutamente no. Quelli che sbarcano a Lampedusa ora li vogliamo anche portare in Albania. O almeno ci stiamo provando con risultati, tra l’altro, al limite del ridicolo. I figli neanche però li vogliamo. Dice l’Istat che nel 2023 le nascite sono calate, ancora. Nel 2023, si legge, sono scese a 379.890, 13mila in meno rispetto al 2022 registrando un calo del 3,4%.
Insomma, per ogni mille residenti in Italia sono nati poco più di sei bambini lo scorso anno. Il calo delle nascite proseguirà poi anche nel 2024: in base ai dati provvisori relativi, infatti, a gennaio-luglio le nascite sono 4.600 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. Rispetto al 2008, quando i nati erano 576mila, dice ancora l’Istat, si registra una perdita complessiva di 197mila bambini (-34,1%).
Insomma, non vogliamo i migranti. E non vogliamo i figli. E non vogliamo neanche migliorare la situazione economica di chi li vorrebbe. Tra salari da fame e precarietà, l’Italia, ammettiamolo, non è di certo il Paese dove convenga di più mettere su famiglia. Senza contare che i pochi giovani che nascono poi fanno a gara per espatriare. Tra il 2011 e il 2021 gli italiani tra i 20 e i 34 anni che hanno lasciato l’Italia sarebbero 1,3 milioni. Benissimo.
Un piccolo dato: Italia nel 1951 ogni 100 giovani c’erano 31 anziani. Al primo gennaio del 2024, ogni 100 giovani, gli anziani sono diventati 200.
E quindi… E quindi l’Italia continuerà a svuotarsi. Come già sta accadendo da anni nei vari paesi del Sud e degli Appennini. Altro che centri in Albania, se continuiamo così presto dovremmo tappezzare di annunci il pianeta: “AAA cercasi abitanti, possibilmente giovani. Paga modesta ma cibo ottimo”. Sempre se rimarrà qualche cuoco in vita in grado di alzare una padella.